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Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2011 alle ore 09:02.

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Gheddafi al termine dell'incontro con la delegazione dell'Unione africana. E' la prima apparizione davanti ai media stranieri dopo settimane. Apr 10, 2011 (REUTERS)Gheddafi al termine dell'incontro con la delegazione dell'Unione africana. E' la prima apparizione davanti ai media stranieri dopo settimane. Apr 10, 2011 (REUTERS)

A quasi un mese dall'inizio dell'operazione in Libia sotto l'egida Onu, il lavorio politico e diplomatico per risolvere la crisi a Tripoli sembra non aver portato a nulla. La proposta dell'Unione africana di un cessate il fuoco accettata da Gheddafi è stata rifiutata dai ribelli. La dubbia efficacia dell'iniziativa del gruppo dei capi di Stato guidati dal presidente sudafricano Jacob Zuma è ribadita dal segretario di Stato americano Hillary Clinton secondo cui «il quadro non è ancora chiaro».

Le condizioni degli Stati Uniti
«Abbiamo messo ben in chiaro che vogliamo vedere un cessate il
fuoco» ha detto Clinton, aggiungendo che a questo deve accompagnarsi il ripristino di acqua, elettricità e altri servizi tagliati dal governo alle città ribelli "brutalizzate dalle forze di Gheddafi". Si tratta per il capo della diplomazia Usa di «condizioni non negoziabili». Clinton ha ribadito come gli Stati Uniti vogliano per la Libia una fase di transizione che preveda da parte di Muammar Gheddafi non solo l'abbandono del potere, ma anche la sua partenza per l'esilio.

Cosa prevede la road map
La road map proposta dall'Unione africana prevede:
1-cessate il fuoco immediato,
2- agevolazioni per la consegna degli aiuti umanitari
3- lancio del dialogo tra i partiti libici in vista di un periodo di transizione dei poteri. Il leader libico si sarebbe detto disponibile anche al dispiegamento di un meccanismo di monitoraggio effettivo e credibile.

Rasmussen e Frattini: no a partizioni territoriali della Libia

Anche il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, è intervenuto sull'accordo, affermando che ogni tipo di cessate il fuoco in Libia deve essere «credibile e verificabile» e ogni tipo di soluzione in Libia «deve rispondere alle richieste legittime del popolo libico di riforme politiche». La Nato - ha sottolineato Rasmussen - è impegnata a fare tutto il possibile per evitare la partizione territoriale della Libia. «Siamo convinti che la soluzione politica per la Libia è una soluzione ad uno Stato». A Londra il ministro degli Esteri Frattini ha incontrato l'omologo William Hague e ribadito lo stesso concetto di Rasmussen: «Non vogliamo la divisione in due della Libia: sarebbe un fallimento politico che dobbiamo assolutamente evitare». Così spazzando via l'ipotesi di una divisione avanzata dagli inglesi e avversata dai ribelli.

La missione e l'Italia

Rasmussen ha risposto ad una domanda sulla recente richiesta dell'Italia ad altri alleati perché comincino a colpire obiettivi di terra dai loro aerei impegnati nell'operazione in Libia. La Nato - ha detto il segretario generale - vorrebbe avere «la massima flessibilità» degli alleati impegnati nelle operazioni militari in Libia, ma sa bene che «la decisione su come usare gli asset nelle nostre operazioni militari è nazionale». Rasmussen ha detto di non avere informazioni sul fatto che Al Qaida stia giocando un ruolo significativo nella crisi libica. «Ma è una questione che preoccupa nel lungo termine, nella prospettiva che la situazione degradi verso il fallimento dello Stato. In questo caso, il paese potrebbe diventare un rifugio per i terroristi favoriti da una instabilità prolungata. Ecco perché - ha concluso Rasmussen - chiediamo con forza una soluzione politica».

Nessuna notizia è trapelata invece sull'addio al potere del colonnello. Gli altri membri della delegazione dell'Unione africana, secondo alcuni organi di stampa internazionali, sono a Bengasi per incontrare i capi dei ribelli e negoziare con loro una tregua. Un'opzione sempre respinta dagli insorti, che pongono la partenza di Gheddafi come condizione preliminare per qualsiasi negoziato.

La posizione dell'Unione europea
Secondo Michael Mann, portavoce del capo della politica estera Ue Catherine Ashton, l'Unione europea sostiene l'Unione africana negli sforzi diplomatici che sta compiendo per trovare una soluzione pacifica. La Ashton si recherà mercoledì in visita al Cairo per prendere parte ad una riunione sulla Libia, dove parteciperanno Nazioni Unite, Unione Africana e Lega Araba.

Caos a Misurata
Il Comitato internazionale della Croce Rossa è molto preoccupato per le migliaia di profughi stranieri bloccati nel porto libico di Misurata, nell'est della Libia. La Mezzaluna Rossa libica valuta che tra i 6mila e 7mila persone provenienti da Egitto, Sudan, e Ciad sono ammassati al porto.

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