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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2011 alle ore 13:46.

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Chissà in quale delle tre eleganti sale del Valadier, centralissimo hotel della capitale, si accomoderanno domani sera notabili e ministri del Pdl, convocati dai capigruppo di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello. Ma tant'è, quello che conta è l'obiettivo: siglare l'armistizio tra piccoli e grandi correnti del Pdl per evitare capitomboli.

D'altro canto Silvio Berlusconi è stato categorico con i suoi. «Ora dobbiamo essere uniti fino alle elezioni, poi metteremo mano al partito. Ma niente lacerazioni adesso, il nostro elettorato non capirebbe».

I ministri di Liberamente sul piede di guerra
Lodevole auspicio, certo, ma di difficile traduzione pratica. Perché il Pdl è sempre più una polveriera e negli ultimi giorni è tutto un moltiplicarsi di cene carbonare che mettono a rischio la tenuta della maggioranza. In mezzo ci sono le tensioni tra forzisti della prima ora ed ex An (nel mirino c'è soprattutto Ignazio La Russa), ma anche le schermaglie tra i vecchi missini. I più agguerriti sono i ministri di Liberamente (da Franco Frattini a Mariastella Gelmini), i primi a riunirsi, giovedì scorso, nella saletta privata dell'Hotel Majestic. Sul tavolo, oltre alle delicate pietanze preparate dallo chef Filippo Lamantia, i problemi del partito scatenati dagli ex An e qualche puntatina sulla questione Tremonti (troppo ripiegato, a detta dei presenti, sulla Lega). IL titolare dell'Economia non era alla riunione (da lui definita «la cena degli autoconvocati»), al pari di Giancarlo Galan, che però ha ricevuto un dettagliato resoconto telefonico. Da lì è arrivato così un primo avviso al premier: tutti uniti attorno al Cavaliere, almeno per il momento, ma l'irruenza degli ex An non sarà sopportata ancora per molto.

Stasera Scajola riunisce le sue truppe
Insomma, il fragile collante che finora ha tenuto insieme gli eredi dei due partiti sta venendo meno. Causa gli ultimi colpi di testa del ministro della Difesa, ma anche l'intraprendenza degli ex An sul territorio che rivendicano spazi. Proprio come l'ex ministro Claudio Scajola. Lui domani sera sarà al Valadier con tutti gli altri (obiettivo: far rientrare il suo caso), ma già oggi riunisce i suoi nello stesso albergo scelto dalla corrente di Alfano e Gelmini per il loro rendez-vous (da cui era stato escluso). Trecento invitati circa, inclusi i 60 onorevoli che sostengono l'ex coordinatore azzurro, il quale attende ancora un riconoscimento dal Cavaliere e per il momento tiene buone le sue truppe in Parlamento.

Tra gli ex An cresce il malcontento verso La Russa
Ma a scalpitare sono anche gli ex An o meglio tutti coloro che mal digeriscono il ministro La Russa: in primis il collega Altiero Matteoli e il potentissimo sottosegretario Andrea Augello. Stasera i due si ritroveranno in un ristorantino di piazza Rondanini. Non ci saranno, invece, contrariamente alle indiscrezioni della vigilia, gli uomini del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, appagati, almeno per ora, dalle promesse fatte dal Cavaliere a uno di loro, il sottosegretario Alfredo Mantovano. Ma è una tregua provvisoria. Perché il primo cittadino della capitale condivide con gli altri due l'insofferenza verso l'ex colonnello di Fini, che resta il principale bersaglio di tutte le anime del partito: se va via lui, è il ragionamento che circola a via dell'Umiltà, salta il triumvirato e si potrà finalmente dare la stura al rilancio del Pdl con un coordinatore unico. I ministri di Liberamente hanno già il loro candidato in pole position: Angelino Alfano.

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