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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2011 alle ore 18:40.
Italiano, attivista, cooperante, pro-palestinese, pacifista, giornalista. L'assassinio di Vittorio Arrigoni, condannato anche dalla Casa Bianca («nei termini più forti possibili, un atto di terrore senza senso e vigliacco», ha dichiarato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, Tommy Vietor), è sulle prime pagine di molti siti web della stampa internazionale e risveglia nel mondo l'inquietudine per la questione palestinese. Molti siti hanno il drammatico video caricato su You Tube, dove l'ostaggio ha il volto contuso e gli occhi bendati e una scritta in arabo definisce l'Italia "lo stato infedele". Immagini d'archivio mostrano il militante sorridente, un pacco in spalla, la mano che fa il segno della V della vittoria.
I media britannici ricordano che è stato il primo straniero rapito a Gaza dal rapimento, quattro anni fa, del giornalista della Bbc Alan Johnston, liberato subito dopo che Hamas ha preso il controllo della striscia di Gaza nel giugno 2007. Gli organi d'informazione francesi notano che nessun ostaggio straniero era stato finora ucciso nel territorio dal suo "accesso all'autonomia" nel 1994. I salafiti che hanno rapito e ucciso Arrigoni "considerano Hamas, anch'esso un movimento islamico, troppo moderato", spiega il corrispondente della Bbc Jon Donnison. Fino al suo rapimento, aggiunge, si pensava che Hamas avesse eliminato la minaccia dei rapimenti a Gaza.
Hamas appoggia una versione "meno estrema" dell'Islam politico rispetto ai salafiti e di recente ha rafforzato la repressione sugli attivisti salafiti nella striscia di Gaza, scrive il corrispondente del Financial Times da Gerusalemme, Tobias Buck. Da quando Hamas ha preso il controllo della striscia, nel giugno 2007, "Gaza è stata considerata una destinazione sicura per giornalisti stranieri, lavoratori della cooperazione, diplomatici", osserva il Ft. Una valutazione che molto probabilmente – aggiunge - sarà sottoposta ad attento scrutinio, così come le precedenti supposizioni sul "grado di controllo esercitato da Hamas sulle frange estreme che operano a Gaza".
Il Guardian mette nel titolo il fatto che l'italiano ucciso era un attivista "per la pace". "Pacifista e blogger" lo definisce la notizia Reuters pubblicata sul sito web del quotidiano. "Attivista italiano rapito e assassinato a Gaza", titola il Times. La notizia è pubblicata con grande rilievo, e suscita numerose reazioni, sul sito del giornale francese Le Nouvel Observateur: "Gaza: militante pacifista italiano rapito e ucciso da un gruppo di salafiti". Roma condanna il "barbaro crimine" e il governo di Hamas promette di "braccare" i membri del gruppo.
Analogo rilievo su Le Figaro: "Un militante italiano, ostaggio dei salafiti, assassinato a Gaza". Il sommario sulla homepage del sito recita: "Questo giornalista, militante di un movimento pacifista pro-palestinese, era stato catturato giovedì da un gruppo salafita. Hamas promette di braccare gli autori di questo ‘crimine atroce'. Roma denuncia un gesto ‘vile e insensato' ". Le Figaro riferisce per esteso le dichiarazioni del portavoce del ministero dell'Interno di Hamas dopo il ritrovamento del corpo di Arrigoni. Le forze di sicurezza hanno trovato l'ostaggio ucciso da molte ore in modo atroce, secondo il rapporto del medico legale. "Le prime constatazioni indicano l'intenzione dei rapitori di uccidere, dato che è stato assassinato poco tempo dopo il rapimento". E molte ore prima della scadenza dell'ultimatum.
"Un militante pro-palestinese italiano assassinato a Gaza" titola Le Monde sulla homepage. Il quotidiano ha messo sul sito il comunicato con cui l'International Solidarity Mouvement (Ism) conferma la morte del suo militante. "Vik" era "un'anima generosa", scrive l'Ism, "scioccato e profondamente rattristato". "Non c'era stato nessun assassinio di stranieri a Gaza dal 1994", ricorda ancora Le Monde nella corrispondenza di Laurent Zecchini da Gerusalemme.
Per Hamas, accusato da Israele di collaborare con gruppi islamici radicali vicini ad Al Qaida, questo assassinio rappresenta un "serio rovescio politico". E questo - continua Le Monde - spiega la rapidità con cui il ministero dell'Interno di Hamas ha preso le distanze da questa azione, condannandola come "crimine atroce".
In un blog, Le Monde evoca la "sindrome libanese". Il dramma, osserva, "illustra le tensioni a Gaza tra l'istituzione rappresentata da Hamas…. e la nebulosa jihadista che si affranca da ogni riferimento a uno Stato palestinese per inserirsi in una prospettiva globalizzante e transnazionale". "Queste tensioni sono state messe a nudo in Libano, nei campi dei profughi palestinesi, dallo studioso Bernard Rougier… L'esaurimento di ogni prospettiva politica è il principale motore di questa tentazione jihadista, a Gaza come in Libano. Il confinamento di Gaza costituisce un terreno particolarmente fertile".
Libération pubblica una foto di Arrigoni il 29 ottobre 2008, nel porto di Gaza. La storia è in copertina anche sui siti spagnoli. El Mundo, nella corrispondenza da Gerusalemme di Sal Ermegui, racconta che "lo shock tra i palestinesi è grande perché la vittima era considerata uno dei loro". Arrivato a Gaza nel 2008, era conosciuto "per le sue posizioni anti-israeliane e il suo lavoro a favore della causa del popolo palestinese". Da Gaza partecipava all'organizzazione di flotte per spezzare l'embargo marittimo di Israele.
"Un gruppo islamista di Gaza sequestra e ammazza un cooperante italiano pro-palestinese" è il titolo sulla homepage Abc.es. "Trovato cadavere del cooperante italiano sequestrato a Gaza", titola El Pais, in un pezzo scritto a quattro mani da Enric Gonzalez a Gerusalemme e Miguel Mora a Roma. El Pais riferisce che il gruppo dei sequestratori, nel video su You Tube, accusa Arrigoni di diffondere i "vizi occidentali", il Governo italiano di combattere i musulmani e Hamas di opporsi alla sharia, la legge religiosa musulmana.
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