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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 18:02.

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Il raduno dei tunisini alla stazione Termini sposta le polemiche a Roma. Alemanno: «Non possono stare qui» (Afp)Il raduno dei tunisini alla stazione Termini sposta le polemiche a Roma. Alemanno: «Non possono stare qui» (Afp)

Mentre Lampedusa si sta lentamente svuotando, fra rimpatri e trasferimenti in altri centri di accoglienza della Penisola, nelle ultime ore il centro delle polemiche sulla questione immigrati si è spostato a Roma.
Circa 150 tunisini provenienti dall'isola si sono assembrati nella zona della Stazione Termini, in attesa di poter partire per Ventimiglia e raggiungere così il confine francese. Ieri sera erano stati accompagnati al centro di accoglienza di Castelnuovo, circa 35 km a nord di Roma, che però hanno nuovamente abbandonato, anche a piedi, per tornare alla stazione. Il sindaco Gianni Alemanno aveva detto che «la Protezione Civile sta provvedendo» ai loro biglietti, aggiungendo che «d'accordo con il prefetto ogni qualvolta si presentino immigrati alla stazione Termini che non hanno abitazione dovranno essere immediatamente portati fuori Roma per evitare assembramenti come a Ventimiglia».

Botta e risposta fra il sindaco Alemanno e la Comunità di Sant'Egidio: «Reazione inadeguata»
Il sindaco ha ribadito la sua determinazione a «non permettere che Roma e in particolare la stazione Termini divengano un luogo di stazionamento per persone che non hanno una residenza. Bisogna che la Protezione civile intervenga rapidamente, ovviamente anche con il nostro ausilio, per evitare questi assembramenti alla stazione Termini», ha commentato Alemanno. «Roma come area metropolitana - ha spiegato - è già fortemente gravata da problemi di accoglienza e non può permettersi ulteriori presenze: i profughi devono essere ospitati altrove e non a Roma».
Parole che hanno suscitato la reazione di un'importante Comunità romana, quella di Sant'Egidio, che in una nota ha espresso «stupore, preoccupazione e disappunto per le recenti scelte dell'Amministrazione di Roma Capitale nei confronti dei Rom e dei profughi giunti in questi giorni dal Nord Africa. Non si intravede una "politica" e di certo una "politica di accoglienza e umanità" all'altezza del ruolo di Roma e delle sue responsabilità nazionali e internazionali».
La risposta del sindaco Alemanno non è tardata: «Mi dispiace, ma noi dobbiamo andare avanti. Comprendo le motivazioni umane e la sensibilità della Comunità di Sant'Egidio, ma ritengo lontane dalla realtà le loro valutazioni sulla nostra azione nei confronti degli immigrati e dei nomadi presenti a Roma. La nostra città - ricorda Alemanno - già da tempo deve confrontarsi con una presenza di persone senza fissa dimora largamente superiore alle proprie capacità di accoglienza. In totale, comprendendo tutte le persone senza fissa dimora di qualunque origine e provenienza, si giunge ad un totale di 22mila persone a fronte di una capacità complessiva di accoglienza di circa la metà».

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