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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2011 alle ore 15:35.

Il bilancio del tragico venerdì siriano continua a salire ma anche oggi, nel giorno dei funerali e del lutto, proseguono gli scontri e già otto persone sono state uccise durante le esequie. Sono invece almeno 103 le persone uccise ieri in tutta la Siria dalle forze di sicurezza durante la repressione delle manifestazioni contro il regime di Bashar al Assad secondo una nuova stima della tv satellitare araba al Jazeera e Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha condannato il "ricorso rivoltante alla violenza" del regime di Bashar al Assad.
Oggi le forze di sicurezza siriane hanno ucciso otto persone a colpi di arma da fuoco mentre venivano celebrati i funerali di alcune delle vittime degli incidenti di ieri, quando le proteste contro il regime di Bashar al Assad sono state represse nel sangue. Cinque persone sono state uccise a Daraa, nel sud del Paese, tre a Duma, nei pressi di Damasco.
Quanto al tragico bilancio di ieri Al Jazeera ha fornito un resoconto delle vittime - almeno 103 - suddiviso per collocazione geografica, pur chiarendo di non poter verificare in modo indipendente questi dati dal momento che l'accesso a ospedali e responsabili è fortemente limitato in Siria dal governo di Damasco. Si è trattato di una delle più imponenti mobilitazioni dall'inizio - il 15 marzo - dell'ondata di cotnestazioni contro il regime del presidente Bashar al Assad, arrivato al potere nel 2000 dopo la morte di suo padre Hafez al Assad.
Durissima la condanna della Casa Bianca. "Gli Stati Uniti condannano nei termini più forti il ricorso alla forza contro i dimostranti da parte del governo siriano. Questo ricorso rivoltante alla violenza per lottare contro le manifestazioni deve cessare immediatamente", ha dichiarato Obama in un comunicato.
Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon da parte sua ha condannato "la violenza ricorrente" del governo siriano "contro i dimostranti pacifici in Siria" e ha lanciato un appello perché questa violenza cessi immediatamente. Londra ha giudicato "inaccettabile" la morte dei dimostranti, mentre la Francia ha sollecitato le autorità siriane a "rinunciare all'uso della violenza contro i loro cittadini" e ad attuare le riforme. La Farnesina dal canto suo segue "con estrema preoccupazione" gli sviluppi in Siria e "condanna fermamente la repressione violenta contro i manifestanti".
Intanto per la prima volta dall'inizio delle proteste anti-regime due deputati siriano hanno annunciato le dimissioni dal parlamento: Nasser al Hariri e Khalil Rifai, eletto nel distretto di Daraa, epicentro meridionale delle proteste e della repressione. Entrambi hanno dato l'annuncio alla tv panaraba Al Jazira.
Dal canto loro e autorità siriane rispondono al presidente Usa Obama. Le sue dichiarazioni sui fatti di ieri "mancano di oggettività", dice un alto funzionario siriano, e si basano su una visione "distorta" di quanto accaduto. Riferendosi alle dure parole con cui Obama ha condannato la repressione sanguinosa delle manifestazioni popolari di ieri, il funzionario citato dall'agenzia ufficile Sana, precisa: "La Siria è dispiaciuta per il comunicato del presidente americano sulla situazione in Siria; le sue osservazioni non sono basate su una visione oggettiva dei fatti reali sul terreno".
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