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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2011 alle ore 07:40.

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Berlusconi-Sarkozy, segnali di pace (Epa)Berlusconi-Sarkozy, segnali di pace (Epa)

di Gerardo Pelosi
Come due vecchi attori che inseguono il "coup de théâtre" per inchiodare sulla sedia un pubblico che sentono sempre più lontano e distratto, Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy ce la mettono tutta per apparire amabili e sorridenti. A dispetto dei dossier incandescenti (Libia, immigrazione, Lactalis-Parmalat) che hanno maneggiato fino a qualche minuto prima, si ritagliano in conferenza stampa, a Villa Madama ognuno il proprio spazio di "vittoria" ad uso e consumo di elettorati diversi ma ugualmente insoddisfatti.

Difficile dire, alla fine, chi abbia vinto e chi abbia perso. Difficile dire se il "sì" francese per Mario Draghi alla Bce («lo sosteniamo non perché è italiano ma perché è bravo» dice il presidente francese) sia solo uno zuccherino per far ingoiare la medicina amara di Lactalis. E ancora più difficile è capire se dopo il maggiore impegno militare in Libia annunciato dall'Italia potremo evitare che la Francia faccia man bassa di contratti petroliferi a Bengasi con i ribelli.

Ma, alla fine, contano solo i paragoni sportivi. Come quello usato dal segretario del Pd Pierluigi Bersani per il quale «non c'è un dossier dove non abbiano vinto loro. Solo la stima che c'è per Draghi ci eviterà un cappotto micidiale». E qualche battuta circola pure in Transatlantico dopo l'incontro: «Ci mancava solo - dice qualcuno - che Berlusconi restituisse a Sarkò pure la Coppa del mondo di calcio vinta dall'Italia nel 2006».

Incontro difficile, problematico che una delegazione francese giunta la settimana scorsa a Roma aveva minacciato perfino di far saltare visti i tanti punti di disaccordo. E c'è tensione palpabile all'inizio dei colloqui tra Berlusconi e Sarkozy (mentre i ministri degli Esteri, dell'Interno e dell'Economia dei due Paesi si vedevano separatamente). Qualche scambio di battute sferzanti. Come sull'immigrazione dove Sarkozy ricorda che la Francia ogni anno accoglie ben 52mila migranti e l'Italia solo 10mila e il presidente francese che si lamenta perché sulla stampa italiana ha trovato «accuse ingiuste e infondate contro la Francia» e invece lo spirito di Schengen prevede che «se la Francia difende anche le frontiere italiane, l'Italia deve difendere anche le frontiere francesi».

Non manca l'elenco di scuse più o meno formali sui rispettivi "sgambetti" che entrambi fanno finta di prendere per buone. Sull'opa di Lactalis su Parmalat, Sarkozy giura che «non ne sapeva nulla», che l'azienda «ha messo anche noi davanti al fatto compiuto». E Berlusconi si giustifica perché ha tentennato tanto a fare le operazioni militari in Libia. «Devi capire - dice a Sarkozy - che con il Trattato di amicizia del 2008 ci ho messo la faccia, ho riconosciuto le colpe italiane del periodo coloniale. Come potevo rimangiare quell'impegno e tornare a bombardare quel Paese?».

Poi, passo dopo passo, la tensione si scioglie e il clima migliora. Berlusconi chiede a un suo consigliere diplomatico di chiamare al telefono il leader degli insorti di Bengasi, Jalil. Breve colloquio con richiesta di informazioni sulla situazione a Misurata e parole di congratulazioni per il cammino verso la democrazia del popolo libico. Poi Berlusconi passa il telefonino al presidente francese che sarà a Bengasi tra breve insieme al primo ministro inglese Cameron.

Su Laclatis, Sarkozy cerca di convincere il premier italiano che nascerà un grande gruppo e questo converrà anche all'Italia perché «diventerà il primo gruppo di latte al mondo». Per indorare la pillola ipotizza perfino una joint venture italo-francese e lancia l'idea di un gruppo di lavoro formato da due alte personalità, una italiana e l'altra francese come garanti degli accordi. Ma nessun dirigismo è possibile, specie nel settore alimentare che è fuori, anche per i francesi, dall'elenco dei settori strategici sottratti alle scalate straniere come dimostra l'acquisizione del gruppo Yoplat da parte americana.

Alla fine, nell'imboccare il corridoio che porta dalla sala del camino alla loggia di Raffaello di Villa Madama, si arriva quasi alle pacche sulle spalle tra i due. Poco o nulla è cambiato in quell'ora di colloquio ma ognuno deve pensare a come vendere al meglio il proprio "prodotto". E quindi elenco degli accordi, della lettera congiunta per la revisione di Schengen da inviare al presidente della Commissione Ue, José Manuel Durão Barroso messa a punto nei giorni scorsi e il documento a doppia firma su Mediterraneo e Libia che rilancia l'Unione per il Mediterraneo, vecchia idea di Sarkozy abbandonata e ora travolta dalle primavere arabe. Qualche notizia esce, però, lo stesso. Sul nucleare ad esempio Berlusconi si lascia scappare che la moratoria italiana è solo uno strumento per evitare il referendum ma il futuro resta quello. E Sarkozy sorridente aggiunge: «Noi siamo sempre pronto a darvi una mano quando sarete pronti...».

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