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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2011 alle ore 11:27.

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Berlusconi stretto tra Bossi Tremonti: voto in Parlamento non mi fa paura, con la Lega tutto okBerlusconi stretto tra Bossi Tremonti: voto in Parlamento non mi fa paura, con la Lega tutto ok

Quando ieri, passata la mezzanotte, Silvio Berlusconi lascia la cena di compleanno di Melania Rizzoli, deputata del Pdl, la domanda dei cronisti è d'obbligo. «Presidente, ci sarà un voto parlamentare sulla Libia?». Il Cavaliere non sfugge e prova a minimizzare le fibrillazioni che agitano la maggioranza. «Non so, vedremo - replica - ma non ci fa paura assolutamente». Il voto, in effetti, è stato fissato per la prossima settimana, martedì 3 maggio. Ma il Berlusconi intercettato in nottata dai giornalisti non se ne cura. «Non sono affatto preoccupato per quanto riguarda i lavori di coalizione e di governo». Oggi, verso le 18, il presidente del Consiglio salirà al Quirinale. Al centro del colloquio con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il dossier Libia e l'allargamento dell'esecutivo.

Berlusconi: con la Lega si risolverà tutto
La situazione in casa della maggioranza è tesa. Al premier proprio non sono andate giù le dichiarazioni di fuoco del ministro Roberto Maroni anche se poi davanti ai taccuini il Cavaliere si mostra sicuro della fedeltà degli alleati. «Con la Lega si risolverà tutto? Sì, certo e con Bossi ci vedremo ad horas, anche se non ci siamo ancora collegati per l'appuntamento, ma ci vedremo di sicuro». Quanto all'ipotesi di uno smarcamento del Carroccio rispetto a un voto parlamentare sul cambio di strategia in Libia, Berlusconi taglia corto. «Non fatemi dire cose che non voglio dire, posso dirvi qual è il mio stato d'animo: non sono affatto preoccupato».

Maroni ribadisce la linea: il Cavaliere ha sbagliato
Ma la verità è che il Cavaliere dovrà lavorare parecchio per riportare a più miti consigli Umberto Bossi e i suoi, decisi a non mollare la presa. Come spiega anche oggi, in una intervista a Libero, il titolare dell'Interno che ieri aveva stoppato i toni soft usati invece dal giovane capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Marco Reguzzoni. «No alla guerra, no al bombardamento - ribadisce Maroni -. È una decisione sbagliata che avrà come conseguenza certa un'ondata di immigrati mandati da Gheddafi o che scappano dalla guerra, e come conseguenza incerta la fine del regime». Gli stessi argomenti usati nei giorni scorsi anche dal Senatur irritato per la svolta nella strategia italiana nell'operazione "Odissea all'alba".

L'irritazione di Tremonti verso il premier
Berlusconi deve però fare i conti anche con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti che molti nel Pdl, premier incluso, considerano il vero mandante della mossa leghista sulla Libia. Ieri chi l'ha incrociato in Transatlantico racconta di un ministro giù di morale, irritato, pare, per l'atteggiamento del Cavaliere su Parmalat e per quella scelta di avallare l'operazione di Lactalis, giudicando «non ostile» l'opa lanciata dal colosso francese sul gruppo di Collecchio. Una tensione che rimbalza oggi sulle pagine del Giornale che dedica al titolare di via XX Settembre un editoriale di fuoco. «Tremonti aizza la Lega». «Altro che Libia e clandestini - scrive il direttore Alessandro Sallusti -. Dietro la minaccia di strappo della Lega c'è soprattutto l'ira di Tremonti per la nomina, voluta da Berlusconi, del suo nemico storico Mario Draghi a capo della Bce, e per il via libera del premier alla scalata francese su Parmalat». Insomma, un altro fronte delicatissimo che rende ancor più complicata la missione di pacificazione con la Lega cui sta lavorando il Cavaliere.

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