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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2011 alle ore 06:38.

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Pdl-Lega, mediazione in extremisPdl-Lega, mediazione in extremis

di Barbara Fiammeri
L'accordo con la Lega al momento ancora non c'è. Alla vigilia del dibattito sulle mozioni per la missione in Libia, la maggioranza resta divisa. La proposta di mediazione messa a punto ieri mattina in un vertice del Pdl presieduto da Gianni Letta con i capigruppo parlamentari, per emendare il testo presentato dalla Lega, è stata respinta al mittente. Il Carroccio punta i piedi e si dichiara pronto a votare domani la propria mozione anche in assenza di una convergenza con il partito del premier. Tutto adesso è appeso al vertice che si terrà, presumibilmente stamane nel volo Milano-Roma, tra Berlusconi e Bossi.

Un faccia a faccia già annunciato per ieri dal direttore della Padania e poi smentito frettolosamente da via Bellerio, dove un Bossi indispettito per l'indiscrezione aveva già riunito il suo stato maggiore. Il Senatur è intenzionato a non mostrarsi troppo conciliante e manda al premier l'ennesimo consiglio/avvertimento: «Berlusconi non è scemo, non vota per far cadere il Governo». Il premier non gli risponde direttamente e se con i suoi si mostra sempre più indispettito per le frecciate dell'alleato, mostra in pubblico il volto conciliante, definendo «ragionevole» e «condivisibile» la mozione della Lega ed escludendo quindi che possano esserci difficoltà per il governo.

Ma arrivare a una sintesi non è così facile e questa mattina Pdl e Lega si confronteranno per tentare di arrivare all'intesa finale, magari dopo il via libera acquisito dal premier e da Bossi. «La Lega non punta solo sulla missione in Libia, vuole ricontrattare su tutto», lamentano nel Pdl, convinti che l'oltranzismo manifestato dal Carroccio sul «no» ai bombardamenti sia funzionale soprattutto ad attrarre nuovi consensi elettorali e a ottenere congrue contropartite in cambio. Insomma, anche nel Pdl sono certi che nessuno, tantomeno Bossi, stia pensando a una crisi di governo sulla Libia. Un accordo quindi si troverà. Il Carroccio in particolare chiede garanzie su due punti specifici della sua mozione: vuole che il governo si assuma formalmente l'impegno di indicare la data della fine dei bombardamenti e che la copertura dei costi della missione avvenga attraverso i fondi ordinari della Difesa e non aumentando la pressione fiscale o, come già avvenuto, le accise sui carburanti. Da non sottovalutare inoltre la richiesta di Maroni per la reintroduzione per «decreto» del reato di clandestinità cassato dalla Ue. Il ministro dell'Interno ne chiede l'approvazione già al prossimo Consiglio dei ministri, che era stato annunciato per oggi ma che probabilmente slitterà a fine settimana.

Il Pdl ha predisposto gli emendamenti e oggi li sottoporrà alla Lega. Sulla data del cessate il fuoco «basterebbe un aggiustamento lessicale», spiega uno dei partecipanti alla riunione di ieri con Letta, che ricorda come anche per altre missioni sono state indicate delle date «poi prorogate di volta in volta». Più problematico invece il versante della copertura della spesa. A dare garanzie a Bossi dovrà essere Giulio Tremonti, difeso a oltranza in questi giorni dal leader del Carroccio, e che non è escluso possa partecipare all'eventuale volo di rientro su Roma assieme al Cavaliere e al Senatur.

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