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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2011 alle ore 15:25.

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Missione in Libia rischia lo stallo, avverte Nyt. Nella foto aerei Usa nella base Nato di Sigonella (AP Photo)Missione in Libia rischia lo stallo, avverte Nyt. Nella foto aerei Usa nella base Nato di Sigonella (AP Photo)

La missione in Libia rischia lo stallo: se la Nato non farà maggiormente sul serio la “guerra di liberazione” potrebbe protrarsi in una sanguinosa impasse. È la messa in guardia del NewYork Times, che in un editoriale esorta l’Alleanza atlantica, Stati Uniti compresi, ad agire unita per sconfiggere militarmente Gheddafi.

Il monito del prestigioso quotidiano statunitense arriva mentre l’Italia preme per finire presto la guerra e, a Roma, il gruppo di contatto sulla Libia decide di creare un fondo internazionale per inviare ai ribelli aiuti umanitari e finanziari, fondi che – assicura il ministro britannico William Hague – non saranno spesi in armi. Usa, Qatar e Kuwait “hanno promesso contributi generosi”, sottolinea il Nyt. “Le nazioni europee e gli altri ricchi paesi arabi “dovrebbero fare lo stesso”.

Lo stallo in Libia, d’altra parte, rappresenta una “minaccia diretta più per l’Europa che per gli Stati Uniti”, ricorda l’editoriale. “L’Europa dipende pesantemente dal petrolio libico e una crisi prolungata causerebbe gravi carenze in Italia e altri paesi”. Ma i leader europei litigano su quale paese dovrà prendersi i profughi libici (e tunisini), spingendo i politici francesi “nel panico” a chiudere parzialmente le frontiere con l’Italia.

Non essendoci una soluzione rapida in vista, prosegue l’editoriale del Nyt, la comunità internazionale deve gettare un salvagente finanziario ai ribelli.
Della riunione di Roma, la stampa Usa (mostrando la foto della stretta di mano tra il segretario di Stato Hillary Clinton e il ministro degli Esteri Franco Frattini) mette in evidenza la proposta americana di usare, almeno in parte, gli asset congelati del regime di Gheddafi, del valore di circa 30 miliardi di dollari. Ci sono “ostacoli legali” a convogliare immediatamente questi fondi alle autorità ribelli di Benghazi, nota il New York Times, ma la Clinton ha promesso di accelerare la trafila.

“Gli Usa cercano di aiutare i ribelli libici con i beni sequestrati”, titola il Nyt nella corrispondenza da Roma. E “per la prima volta”, il Qatar ha messo sul tavolo la questione di fornire armi ai ribelli, “ma non è stato raggiunto nessun accordo”. La riunione, secondo il Nyt, sembra avere rinsaldato l’intervento militare guidato dalla Nato.

Solo Italia, Francia e Qatar hanno ufficialmente riconosciuto i ribelli come governo legittimo della Libia. Ed è ancora più complicato sostenere finanziariamente un paese che rimane soggetto alle sanzioni dell’Onu. Il nuovo fondo annunciato a Roma “è destinato a eludere le sanzioni”, ma non è stato specificato come funzionerà esattamente.

Anche il Wall Street Journal punta i riflettori sull’iniziativa dell’amministrazione Obama, che sta lavorando insieme al Congresso per fare passare una legge che permetta al Tesoro Usa di attingere ai beni del regime di Gheddafi (“Gli Usa cercano di usare i beni congelati Gheddafi per aiutare i ribelli”). Una “piccola” parte dei beni libici congelati – si legge sul Wsj - potrebbe servire a finanziare le forze di opposizione, secondo quanto affermato dalla Clinton. Immediata la reazione del ministero degli Esteri di Tripoli, secondo cui sarebbe come “pirateria in mare aperto”.

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