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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2011 alle ore 15:52.

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Grecia senza euro, Papandreou accusa: ricostruzioni criminali (Epa)Grecia senza euro, Papandreou accusa: ricostruzioni criminali (Epa)

Il governo greco torna a smentire l'uscita del paese dall'euro e il ritorno alla dracma. Il premier George Papandreou nega che si sia svolto qualsiasi incontro - anche informale - sulla questione fra i paesi dell'Eurozona venerdì sera in Lussemburgo. Che si sia riaperto insomma un «caso Grecia»; e accusa gli speculatori di voler affossare il paese che lunedì, all'apertura dei mercati, rischia un tracollo con i rendimenti dei titoli di stato greci già a livelli record.

Papandreou parla inoltre di ricostruzioni «immaginarie» e «al limite del criminale». Nel pomeriggio chiede a tutti «in Grecia e fuori dalla Grecia, in particolare nei paesi Ue» di «far lavorare in pace» il suo governo.

No alla ristrutturazione del debito, sì a nuovi aiuti
Nonostante le smentite di Atene e della Ue - «I pezzi giornalistici sulla possibile uscita della Grecia dall'euro, basati su fonti anonime, sono semplicemente sbagliati e volutamente fuorvianti. La riunione non è stata convocata per la Grecia» ha detto Tardio, portavoce del commissario agli Affari economici Rehn - è certo che non vi sarà alcuna ristrutturazione del debito ma si prospettano nuovi aiuti europei per Atene. Ieri, però, il vertice straordinario a Lussemburgo c'è stato e ha tracciato un nuovo scenario per la soluzione della crisi greca. Alla riunione c'erano il ministro dell'economia Tremonti e i ministri delle finanze di Germania, Francia, Spagna e Grecia, il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Junker, il commissario europeo Olli Rehn e il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet. «Una ristrutturazione del debito è esclusa. Riteniamo che la Grecia abbia bisogno di un ulteriore aggiustamento del programma di aiuti e ne discuteremo in dettaglio» al prossimo Ecofin, ha detto Junker.

Aiuti sì ma Atene dovrà dare garanzie
Intanto l'agenzia Bloomberg che cita fonti Ue, sostiene che Bruxelles potrebbe chiedere ad Atene garanzie per la nuova tornata di aiuti: l'ampliamento dei 110 miliardi di euro ricevuti nel 2010 dalla Grecia può così significare che attivi o ricavi legati alla vendita di asset siano utilizzati a garanzia di fondi extra.

Le rassicurazioni del ministro greco delle Finanze
Oggi il ministero greco delle Finanze ha diffuso un comunicato a Bruxelles, in cui ribadisce l'impegno di Atene ad attuare il programma di risanamento economico convenuto con Ue ed Fmi in cambio del prestito da 110 miliardi di euro in tre anni ottenuto un anno fa. La Grecia è il primo paese dell'Eurozona per cui è stato messo a punto un piano di salvataggio. Poi è toccato all'Irlanda e al Portogallo.

A Berlino a rischio il fondo salva-Stati
Intanto a Berlino l'approvazione del fondo salva-Stati da parte del Bundestag sarebbe rischio: 19 deputati della maggioranza dichiarano di voler votare contro. Lo rivela il settimanale Focus, secondo il quale 14 parlamentari liberali, 4 cristiano-democratici e il deputato della Csu bavarese Peter Gauweiler sono decisi a bocciare il programma di aiuti ai Paesi dell'euro in difficoltà, mentre almeno altre tre dozzine di parlamentari sarebbero anch'essi orientati a votare contro. Il vice presidente del Bundestag, il liberale Otto Solms, ritiene «inaccettabile» che la decisione di concedere aiuti o aumentare eventualmente i fondi da mettere a disposizione del fondo europeo salva-Stati debba essere di competenza del ministro delle Finanze. «Non ci può essere un assegno in bianco per il governo tedesco» dichiara Solms, mentre il suo collega di partito Frank Schaeffler si dice favorevole a un'uscita della Grecia dall'euro. «Se la Grecia vuole uscire dovremmo appoggiare questa sua decisione autonoma» spiega, aggiungendo che a suo avviso una ristrutturazione del debito greco appare «inevitabile», anche se non sarà sufficiente per risolvere i problemi di Atene.

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