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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2011 alle ore 09:44.

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La Grecia «deve fare di più», impegnarsi più a fondo nel migliorare le dimensioni e il tempismo del risanamento dei conti pubblici se vuole essere sostenuta finanziariamente dagli Stati dell'Eurozona e dal Fondo monetario internazionale. Nessuna ristrutturazione "soft" del debito greco è sul tavolo. E l'Eurogruppo è pronto a fare la sua parte, anche se dovesse trattarsi di un aumento dell'attuale pacchetto di aiuti.

La Grecia dovrà fare la sua parte e rincarare la dose delle misure di correzione dei conti per «convincere i paesi europei a continuare gli aiuti». Al punto che, tra le ipotesi in esame, è emerso «un sistema di controllo esterno del processo di privatizzazioni», quel piano annunciato da Atene che dovrebbe portare nelle casse dello stato 50 miliardi di euro. Come ha confermato in serata il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, i grandi paesi dell'area euro escludono una ristrutturazione del debito greco. Perchè «si tratta solo di una soluzione finanziaria lasciando irrisolto il problema dei conti, dell'avanzo primario», hanno fatto sapere fonti bene informate.

Sono queste le conclusioni del supervertice sulla crisi della Grecia che si è tenuto ieri a Lussemburgo, e al quale ha partecipato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, al fianco dei colleghi di Francia, Germania e Spagna, del presidente dell'Eurogruppo e di alti esponenti della Commissione europea, della Bce e naturalmente della Grecia. Un incontro durante il quale sulla Grecia sono state poste «fortissime pressioni».

Questo gruppo ristretto ha tenuto fino a tardissima serata una riunione iniziataper consentire «uno scambio di opinioni». La ristrutturazione soft del debito greco (allungamento delle scadenze di cinque anni con partecipazione volontaria dei privati), è stata scartata. È spuntata al suo posto una formula di quasi-commissariamento, l'ipotesi di «un sistema di controllo esterno delle privatizzazioni». Decisivo il contributo dell'Italia alle discussioni. Juncker ha poi detto che un ulteriore programma di aggiustamento per la Grecia sarà discusso al prossimo Eurogruppo.

E i mercati? I principali sottoscrittori privati di debito pubblico greco - le banche - sostengono la tesi che 'Eurozona e Fmi saranno costretti ad aumentare il pacchetto di aiuti ad Atene anche dopo la ristrutturazione soft del debito con partecipazione volontaria dei creditori privati. L'accettazione da parte dei sottoscrittori dei titoli di Stato di un piano di rimodulazione delle scadenze potrebbe risultare molto limitata senza sciogliere i veri nodi della questione: avanzo primario, equilibrio delle partite correnti, riforme strutturali, oneri sul debito, ritorno delle in aste sul mercato, crescita.

Il deragliamento dei conti pubblici insommanon si corregge con un colpo di spugna circoscritto alla vita media dello stock del debito.
Nell'ampio ventaglio degli scenari ipotizzati dal mercato, compreso quello di haircut e perdita secca del capitale, l'incremento dei prestiti Ue-Fmi - ora 110 miliardi di euro - viene sempre dato per scontato. All'appello mancano almeno 42,5 miliardi: a tanto ammontano i collocamenti sul mercato dei titoli di Stato greci a medio-lungo termine previsti dal programma di aiuti Ue-Fmi, a partire dal primo trimestre del 2012. Un'eventualità oramai irrealizzabile.

A rincarare la dose di allarmismo sui contraccolpi negativi di una ristrutturazione soft su base volontaria o haircut del debito greco prima del 30 giugno 2013 (scadenza del programma di aiuti Ue-Fmi), il mercato ricorda l'imponderabilità del rischio-contagio e il pericolo che un evento di default sulla Grecia possa innescare una reazione a catena, trascinando ancor più nel baratro l'Irlanda e il Portogallo.

Un altro problema è poi quello della credibilità dell'impianto dei piani di salvataggio europei sul rischio-sovrano: aver garantito ai mercati l'assenza di una qualsiasi forma di ristrutturazione del debito greco prima del primo luglio 2013, e poi non mantenere questa promessa, danneggerebbe pesantemente la reputazione di Bruxelles relativamente alla sua capacità di risolvere crisi. Tutti messaggi per ora che hanno colpito nel segno: ieri al supervertice straordinario la ristrutturazione soft del debito greco non è passata.

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