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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2011 alle ore 15:36.

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Prima l'annuncio del vicepresidente del Consiglio nazionale di transizione, Abdel Hafiz Ghoga. «L'Italia ci darà molto presto le armi per combattere Gheddafi». Poi, in serata, la secca smentita della Farnesina. «Niente armi - assicurano fonti del ministero - ma solo materiale per l'autodifesa». La Libia torna così a essere un terreno assai scivoloso per il governo dopo le fibrillazioni tra Pdl e Lega sulla partecipazione italiana ai raid mirati contro il Colonnello.

La smentita della Farnesina: niente armi agli insorti
Un botta e risposta che chiude una giornata, quella di ieri, durissima sul fronte della guerra con Gheddafi che, aggirando la no fly zone, ha bombardato Misurata. E intanto l'Italia prova a sminare i rischi dell'annuncio del governo ombra libico. La natura degli aiuti agli insorti, si affretta a chiarire la Farnesina dopo le parole di Ghoga, non cambia e rimane quella di fornire «materiali per l'autodifesa» secondo gli accordi Doha nel quadro della risoluzione 1973 dell'Onu. Niente armi, insomma. Anche se il vicepresidente del Cnt si dice certo che «arriveranno» e anche prestoperché i rappresentanti militari degli insorti hanno firmato una intesa a Roma nei giorni scorsi e ora attendono che la fornitura arrivi a Bengasi.

La Russa: solo mezzi difensivi ai libici
Oggi, poi, anche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha smentito la fornitura di armi ai libici. «Non mi risulta che l'Italia abbia dato o abbia intenzione di dare armi, se non strumenti difensivi come camion o cose del genere». Il ministero della Difesa, ha aggiunto La Russa, a margine dell'adunata degli alpini a Torino, «assolutamente non è a conoscenza di armi date ai libici».

In arrivo le risorse del fondo speciale deciso dal Gruppo di contatto
Al Cnt arriveranno, invece, le risorse del fondo speciale, che può già contare su uno stanziamento di 600 milioni di dollari e la cui creazione è stata decisa, pochi giorni fa, nella seconda riunione del Gruppo di contatto sulla Libia di scena alla Farnesina. Nel board del fondo, che dovrebbe essere pienamente operativo nel giro di «qualche settimana», ci saranno cinque rappresentanti: tre libici del Cnt, uno del Qatar e uno a rotazione tra Italia e Francia. Risorse che andranno ad aggiungersi a quelle provenienti dal parziale scongelamento dei fondi del regime bloccati nelle banche o negli istituti finanziari e che saranno messi a disposizione delle necessità di base del popolo libico.

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