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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2011 alle ore 13:28.

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L'Onu chiede tregua in Libia per portare aiuti umanitariL'Onu chiede tregua in Libia per portare aiuti umanitari

I bombardamenti hanno scosso la scorsa notte Tripoli, dove missili Nato hanno colpito la base del leader libico Muammar Gheddafi: diversi aerei hanno lanciato otto raid in circa tre ore, in un attacco insolitamente violento. Secondo funzionari libici, almeno quattro bambini sarebbero rimasti feriti, di cui due in modo grave. Intanto, da New York il responsabile delle operazioni umanitarie Onu, Valerie Amos, ha lanciato un appello per una tregua in Libia, necessaria per far fronte all'emergenza umanitaria. Una sospensione delle ostilità, ha detto Amos, consentirebbe di valutare la situazione umanitaria e di consegnare gli aiuti di prima necessità.

Quattro esplosioni hanno scosso Tripoli dopo le 2 locali, seguite poco dopo da altre due deflagrazioni. Secondo testimoni, tra gli obiettivi colpiti ci sarebbero il compound di Gheddafi, un'agenzia di intelligence e un edificio già bombardato il 30 aprile scorso, sede dell'alta commissione per l'infanzia, stando a quanto riferito da una fonte ufficiale libica. Nella tarda serata di ieri, invece, altri testimoni avevano riferito di due esplosioni contro la televisione di stato e l'agenzia ufficiale Jana. Durante la notte a Tripoli hanno poi risuonato sirene e sporadici colpi di fucili d'assalto e armi pesanti, mentre gli aerei continuavano a sorvolare la città.

La Nato ha però smentito di aver dato il via stanotte a un'escalation degli attacchi per ottenere la fuga o la morte di Gheddafi: «Continuiamo ad applicare la stessa strategia: ridurre il più possibile la capacità del regime di Gheddafi di colpire i civili», ha dichiarato una portavoce dell'Alleanza, Carmen Romero. Secondo il sito di un quotidiano dell'opposizione, Brnieq, i ribelli avrebbero portato la rivolta contro il regime libico alle porte di Tripoli, dopo essere stati riforniti di armi leggere da disertori delle forze di sicurezza. Ma giornalisti presenti sul posto, contattati da al Jazeera, affermano di non aver udito colpi di arma da fuoco, nè di poter verificare l'attendibilità della notizia. Il quotidiano cita testimoni che riferiscono di una rivolta su vasta scala contro il leader libico Muammar Gheddafi nella periferia della capitale. Ma un funzionario del governo ha smentito: «Qui è tutto pacifico».

La situazione più critica resta quella di Misurata, alla base della richiesta di tregua fatta oggi dall'Onu. «Le strutture mediche hanno bisogno di essere rifornite e di personale qualificato», ha indicato Valerie Amos, oltre 13mila persone hanno lasciato la città, su una popolazione complessiva di 300mila. Complessivamente, sono 746mila le persone scappate dal Paese dall'inizio del conflitto e 5.000 quelle bloccate alle frontiere con Egitto, Tunisia e Niger. Altre 58mila persone sono sfollate in "centri spontanei" sorti nelle zone orientali del Paese.

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