di Gigi Garanzini
Era scritto nelle stelle che dopo Bari e Brescia sarebbe toccato alla Sampdoria. E' successo proprio nel ventennale dell'unico scudetto blucerchiato, in capo a una stagione aperta dalla crudele eliminazione in coppa ad opera del Werder e proseguita attraverso errori e disavventure di ogni genere.

Anche ieri, se l'assistente Manganelli non avesse commesso un clamoroso errore annullando il gol del vantaggio di Pozzi la partita avrebbe potuto prendere un'altra piega. Ma poi l'arbitro ha trovato il modo di farsi perdonare, e lo stesso Palermo prima di affondare il colpo del kappao si era messo più di una volta una mano sulla coscienza. D'altra parte se cominci una stagione con Cassano e Pazzini e la finisci con Biabiany e Maccarone, o Macheda, il destino è segnato.

Con lo scudetto già assegnato al Milan, e festeggiato con il Cagliari nel più brillante dei modi, non restano per l'ultima giornata che due ballotaggi marginali. Il primo tra Udinese e Lazio per il quarto posto, con la sensazione palpabile che i friulani troveranno nella festa finale con il Milan il punto che serve, il secondo tra Roma e Juventus per il preliminare di Europa League, non esattamente un obiettivo da far perdere il sonno alle due grandi deluse: alla Roma comunque, sia pur falcidiata ad infortuni e squalifiche, basterà pareggiare all'Olimpico contro la derelitta Sampdoria, sempre che la Juventus sia capace di battere il Napoli per appagato che sia. Ieri sconfitta per entrambe, giusto per non perdere l'abitudine. La Roma è crollata a Catania nel finale, anche per disavventure fisiche di ogni genere. La Juventus ha perso nettamente a Parma, prima salvata a ripetizione da Buffon, poi trafitta da un gol-gioiello di Giovinco che non sarà magari stato da grande-Juve ma che in questa la sua bella figura l'avrebbe fatta, eccome.
Il pareggio serale tra Napoli e Inter appartiene a pieno titolo alla categoria degli annunciati. Non diversamente, del resto, dagli esiti delle presunte sfide di Cesena, Firenze e Bari.

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