C'è chi paga dazio per non aver vinto subito, chi per aver "osato" cedere alle lusinghe di corteggiamenti anche solo mediatici o virtuali, chi per non aver saputo fare nozze con i fichi secchi, chi per non aver tenuto il becco chiuso e per non essersi piegato al giochino del capro espiatorio. Fatto sta che il frullato di panchine è servito e che al momento è quasi più interessante del mercato dei calciatori: tanto si sa che i più grandi sceglieranno piazze europee più ricche come avviene da qualche anno a questa parte.

A differenza di un anno fa, quando la rivoluzione investì le prime della classe, quest'anno le prime cinque hanno avuto il buongusto di ripagare con la fiducia i traguardi raggiunti. Certo, per il Napoli va fatto un discorso a parte ma Allegri, Leonardo, Mazzarri, Guidolin e Reja sono al momento (chi a parole e chi nei fatti) confermati sulle rispettive panchine di Milan, Inter, Napoli, Udinese e Lazio. A rigor di logica ci mancherebbe altro…Tra queste, l'unico presidente che dovrebbe avere qualcosa da recriminare è Moratti e chissà che l'esito della Coppa Italia, in caso di fallimento, non lo faccia tornare sui suoi passi.

Nessuna recriminazione invece dovrebbe sfiorare lontanamente i pensieri di De Laurentiis. L'impronta di Mazzarri sulla qualificazione in Champions del Napoli è netta. Nessuno può mettere in discussione l'etichetta del focoso allenatore toscano, che però ha rischiato seriamente di ritrovarsi nel club dei disoccupati dorati, reo, secondo la società, di aver civettato troppo apertamente con Andrea Agnelli e di aver comunque lasciato la porta aperta ad eventuali offerte di trasloco. Ma tra ricattini, piccole perfidie, minacce di ritorsione e accuse più o meno velate, la frattura si è improvvisamente ricomposta. Si lavora al futuro onorando il contratto fino in fondo per i prossimi due anni.

La sensazione è però che il fuoco continui a covare sotto la cenere, che basti una mezza parola o una divergenza sui programmi futuri per far riesplodere il caso sotto il Vesuvio. Gasperini, primo candidato alla successione sul trono del San Paolo, resta quindi in stand by, con i bagagli pronti all'occorrenza .

In serie A, dunque, ufficialmente la panchina più appetibile è quella della Roma. E dire che l'autogestione della soluzione Montella ai veterani piaceva assai, tanto che Totti e De Rossi hanno sponsorizzato anche recentemente il rinnovo dell'ex compagno. Pare però che non ci sia nulla da fare. De Benedetto e compagnia bella hanno idee di grandezza ma, dicono, il braccino corto. E allora, dopo aver contattato non meno di una decina di possibili successori dell'Aereoplanino, e aver ricevuto altrettanti due di picche, sono andati a scalare. Dal sogno della stella nascente Villas Boas (che fino ad ora ha rifiutato piazze ben più allettanti sul piano squisitamente economico) sono finiti a Stefano Pioli, non necessariamente meno preparato, ma certo reduce da una discreta stagione con il Chievo e nulla più. In ballottaggio stretto c'è anche Deschamps. Congelata invece l'opzione Ancelotti, che per tutta la stagione ha cinguettato a distanza con il mondo giallorosso, non lesinando dichiarazioni d'amore alla squadra che lo ha visto protagonista nel suo massimo fulgore calcistico.

Ora che il Chelsea lo ha liberato dandogli il benservito, nessuno sembra più intenzionato a formulare un'offerta di livello accettabile. Vale un po' lo stesso discorso per la Juventus. Fino all'ultimo spicchio di stagione ha rassicurato Delneri, fingendo di credere in un progetto e di voler lasciare al tecnico friulano il tempo necessario per lavorare con tranquillità. Ma il tonfo che ha tenuto i bianconeri alla larga dall'Europa gli è costato una sorta di retrocessione visto che finirà verosimilmente sulla panchina dell'Atalanta. Di fatto un allenatore bruciato che si è giocato male la sua maggiore chance alla guida di una cosiddetta "grande", e che ora torna giocoforza nella dimensione da cui è stato strappato. Ma i bianconeri non hanno intenzione di spendere cifre esorbitanti per nomi altisonanti, e così hanno scelto un nome emergente, a buon mercato, dai trascorsi juventini e amatissimo dalla piazza: Antonio Conte. Resta Colomba per il bel lavoro svolto a Parma mentre a Cellino sembra importare ben poco del buon lavoro svolto da Donadoni che pagherà col "sangue" il lassismo delle ultime giornate.

Paradossalmente, salvandosi con troppo largo anticipo, si è fregato da solo. Il Genoa invece silura Ballardini che Preziosi ha preso senza convinzione e non ha mai cambiato idea sul suo conto. Sulla panchina rossoblù siederà Malesani, che cede il posto a Bisoli su quella del Bologna nonostante un grande lavoro per salvare la squadra penalizzata di tre punti. Nessuna gratitudine neppure da parte del presidente del Lecce Semeraro nei confronti di De Canio che, oltre a salvare la squadra all'ultima giornata, ha fatto vedere in via del Mare anche del buon calcio. Possibile che il tecnico in B ci finisca comunque nel caso, come pare, gli venga proposta ufficialmente la panchina della Samp (ma in lizza c'è anche Colantuono), o addirittura facendo il salto di sponda e guidando la risalita del Bari .

Cacciato Di Carlo per non riconoscere i propri errori, la società liquida anche Cavasin che ormai a Genova, per la stupidità di pochi, rischia persino l'incolumità fisica. Mette radici Mihajlovic a Firenze mentre Ficcadenti chiude col Cesena e l'avventura di Simeone alla guida del Catania si è esaurita in una lita con la società. Conflitti pesanti anche per Delio Rossi, giunto a fine corsa a Palermo dopo aver sopportato allontanamenti, richiami e critiche a tratti offensive. Dovesse finire davvero così, Rossi finirebbe nel gruppo dei "cerca famiglia" di seconda fascia, insieme a Gasperini (le cui quotazioni sembrano salire proprio per la sua successione a Palermo), Ventura, Giampaolo. Ottimi professionisti che forse, visti i budget che circolano, hanno più possibilità di trovare una squadra rispetto ai più costosi e blasonati Ancelotti, Lippi o Ranieri.

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L'allenatore della Roma Vincenzo Montella ( Ansa-Ettore Ferrari)L'allenatore della Roma Vincenzo Montella ( Ansa-Ettore Ferrari)

C'è chi paga dazio per non aver vinto subito, chi per aver "osato" cedere alle lusinghe di corteggiamenti anche solo mediatici o virtuali, chi per non aver saputo fare nozze con i fichi secchi, chi per non aver tenuto il becco chiuso e per non essersi piegato al giochino del capro espiatorio. Fatto sta che il frullato di panchine è servito e che al momento è quasi più interessante del mercato dei calciatori: tanto si sa che i più grandi sceglieranno piazze europee più ricche come avviene da qualche anno a questa parte.

A differenza di un anno fa, quando la rivoluzione investì le prime della classe, quest'anno le prime cinque hanno avuto il buongusto di ripagare con la fiducia i traguardi raggiunti. Certo, per il Napoli va fatto un discorso a parte ma Allegri, Leonardo, Mazzarri, Guidolin e Reja sono al momento (chi a parole e chi nei fatti) confermati sulle rispettive panchine di Milan, Inter, Napoli, Udinese e Lazio. A rigor di logica ci mancherebbe altro…Tra queste, l'unico presidente che dovrebbe avere qualcosa da recriminare è Moratti e chissà che l'esito della Coppa Italia, in caso di fallimento, non lo faccia tornare sui suoi passi.

Nessuna recriminazione invece dovrebbe sfiorare lontanamente i pensieri di De Laurentiis. L'impronta di Mazzarri sulla qualificazione in Champions del Napoli è netta. Nessuno può mettere in discussione l'etichetta del focoso allenatore toscano, che però ha rischiato seriamente di ritrovarsi nel club dei disoccupati dorati, reo, secondo la società, di aver civettato troppo apertamente con Andrea Agnelli e di aver comunque lasciato la porta aperta ad eventuali offerte di trasloco. Ma tra ricattini, piccole perfidie, minacce di ritorsione e accuse più o meno velate, la frattura si è improvvisamente ricomposta. Si lavora al futuro onorando il contratto fino in fondo per i prossimi due anni.

La sensazione è però che il fuoco continui a covare sotto la cenere, che basti una mezza parola o una divergenza sui programmi futuri per far riesplodere il caso sotto il Vesuvio. Gasperini, primo candidato alla successione sul trono del San Paolo, resta quindi in stand by, con i bagagli pronti all'occorrenza .

In serie A, dunque, ufficialmente la panchina più appetibile è quella della Roma. E dire che l'autogestione della soluzione Montella ai veterani piaceva assai, tanto che Totti e De Rossi hanno sponsorizzato anche recentemente il rinnovo dell'ex compagno. Pare però che non ci sia nulla da fare. De Benedetto e compagnia bella hanno idee di grandezza ma, dicono, il braccino corto. E allora, dopo aver contattato non meno di una decina di possibili successori dell'Aereoplanino, e aver ricevuto altrettanti due di picche, sono andati a scalare. Dal sogno della stella nascente Villas Boas (che fino ad ora ha rifiutato piazze ben più allettanti sul piano squisitamente economico) sono finiti a Stefano Pioli, non necessariamente meno preparato, ma certo reduce da una discreta stagione con il Chievo e nulla più. In ballottaggio stretto c'è anche Deschamps. Congelata invece l'opzione Ancelotti, che per tutta la stagione ha cinguettato a distanza con il mondo giallorosso, non lesinando dichiarazioni d'amore alla squadra che lo ha visto protagonista nel suo massimo fulgore calcistico.

Ora che il Chelsea lo ha liberato dandogli il benservito, nessuno sembra più intenzionato a formulare un'offerta di livello accettabile. Vale un po' lo stesso discorso per la Juventus. Fino all'ultimo spicchio di stagione ha rassicurato Delneri, fingendo di credere in un progetto e di voler lasciare al tecnico friulano il tempo necessario per lavorare con tranquillità. Ma il tonfo che ha tenuto i bianconeri alla larga dall'Europa gli è costato una sorta di retrocessione visto che finirà verosimilmente sulla panchina dell'Atalanta. Di fatto un allenatore bruciato che si è giocato male la sua maggiore chance alla guida di una cosiddetta "grande", e che ora torna giocoforza nella dimensione da cui è stato strappato. Ma i bianconeri non hanno intenzione di spendere cifre esorbitanti per nomi altisonanti, e così hanno scelto un nome emergente, a buon mercato, dai trascorsi juventini e amatissimo dalla piazza: Antonio Conte. Resta Colomba per il bel lavoro svolto a Parma mentre a Cellino sembra importare ben poco del buon lavoro svolto da Donadoni che pagherà col "sangue" il lassismo delle ultime giornate.

Paradossalmente, salvandosi con troppo largo anticipo, si è fregato da solo. Il Genoa invece silura Ballardini che Preziosi ha preso senza convinzione e non ha mai cambiato idea sul suo conto. Sulla panchina rossoblù siederà Malesani, che cede il posto a Bisoli su quella del Bologna nonostante un grande lavoro per salvare la squadra penalizzata di tre punti. Nessuna gratitudine neppure da parte del presidente del Lecce Semeraro nei confronti di De Canio che, oltre a salvare la squadra all'ultima giornata, ha fatto vedere in via del Mare anche del buon calcio. Possibile che il tecnico in B ci finisca comunque nel caso, come pare, gli venga proposta ufficialmente la panchina della Samp (ma in lizza c'è anche Colantuono), o addirittura facendo il salto di sponda e guidando la risalita del Bari .

Cacciato Di Carlo per non riconoscere i propri errori, la società liquida anche Cavasin che ormai a Genova, per la stupidità di pochi, rischia persino l'incolumità fisica. Mette radici Mihajlovic a Firenze mentre Ficcadenti chiude col Cesena e l'avventura di Simeone alla guida del Catania si è esaurita in una lita con la società. Conflitti pesanti anche per Delio Rossi, giunto a fine corsa a Palermo dopo aver sopportato allontanamenti, richiami e critiche a tratti offensive. Dovesse finire davvero così, Rossi finirebbe nel gruppo dei "cerca famiglia" di seconda fascia, insieme a Gasperini (le cui quotazioni sembrano salire proprio per la sua successione a Palermo), Ventura, Giampaolo. Ottimi professionisti che forse, visti i budget che circolano, hanno più possibilità di trovare una squadra rispetto ai più costosi e blasonati Ancelotti, Lippi o Ranieri.

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