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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2011 alle ore 13:04.

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Governo battuto quattro volte alla CameraGoverno battuto quattro volte alla Camera

Quinto ko del governo alla Camera nel pieno delle fibrillazioni legate all'esito delle amministrative. Da Montecitorio non arrivano buone notizie per Silvio Berlusconi. Il governo è stato infatti battuto alla Camera anche su un ordine del giorno del deputato dell'Idv Augusto Di Stanislao sulla ratifica della Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo.

Stamane governo quattro volte sotto sulla situazione delle carceri
È questo il quinto stop della giornata. Già stamane, infatti, l'esecutivo era andato sotto nel corso delle votazioni delle mozioni sulla situazione delle carceri in Aula alla Camera (dove la verifica sulla maggioranza chiesta dal Colle arriverà dopo i ballottaggi). Ben quattro battute d'arresto per la maggioranza: sui documenti presentati da Fli, dal Pd e da Idv su cui aveva espresso parere negativo e che invece sono stati approvati dall'Assemblea di Montecitorio, poi sul testo, respinto, presentato dalla maggioranza su cui il parere era positivo. Ma il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, getta acqua sul fuoco. Un «normale ritardo post voto, normale rilassatezza post competizione elettorale».

Bossi: non ci faremo trascinare a fondo
Intanto il leader della Lega, Umberto Bossi, rompe il silenzio dopo la batosta delle amministrative e avverte che non ci saranno conseguenze sulla tenuta del governo. «Non fatevi illusioni», sbotta il leader della lega, intercettato dai cronisti a Montecitorio. «Abbiamo perso, abbiamo perso. Abbiamo sbagliato campagna elettorale», ma «di certo non ci faremo trascinare a fondo con il Pdl e comunque non perderemo al ballottaggio». Il Senatur conversando con i cronisti a Montecitorio, analizza il voto a Milano e risponde così a chi gli chiede se «la Lega sia pronta a mollare il Pdl in caso di sconfitta al ballottaggio». Quindi nega che ci sia stata una telefonata chiarificatrice tra lui e Berlusconi. «Se l'ho sentito? No», taglia corto il Senatur.

L'opposizione cavalca subito il risultato. Bersani: bene non stanno
Ma la ripartenza della maggioranza alla Camera non è delle migliori. Tanto che l'opposizione già cavalca il risultato. «Maggioranza battuta al primo voto in aula dopo le elezioni. Non male...». Scrive subito su Twitter il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini. Mentre l'Idv si spinge anche oltre arrivando a ipotizzare un passo indietro del Cavaliere. «La maggioranza è andata sotto tre volte nelle prime tre votazioni di questa mattina in Aula: è chiaro, ormai, che non ci sono più i numeri», spiega il portavoce dipietrista Leoluca Orlando. Poi arrivano alla spicciolata prima le dichiarazioni di Pierluigi Bersani, segretario del Pd: «Governo battuto in aula? Beh, in buona salute non sta». E, a stretto giro, anche il commento di Antonio Di Pietro, leader dell'Idv. «Oggi abbiamo avuto la prova provata che questa maggioranza non c`è più, è sfaldata».

Fatali le assenze nelle file del governo e della maggioranza
In effetti, i numeri della quadruplice batosta sono piuttosto impietosi per la maggioranza. L'assemblea di Montecitorio ha approvato con 269 sì e 255 no la parte della mozione Pd su cui c'era il parere contrario del governo; subito dopo è stata bocciata una parte della mozione del pdl su cui c'era invece il parere favorevole dell'esecutivo: in quest'ultima votazione i sì sono stati 255,i no 268. Infine è stata approvata con 269 voti favorevoli e 257 contrari una parte della mozione dell'Idv su cui il goerno aveva dato parere contrario. Poi è arrivato anche il quarto ko.

Responsabili subito sul banco degli imputati
Con conseguente corsa a individuare le responsabilità nelle fila della maggioranza visto che l'opposizione si è presentata compatta alla votazione. Fatali sono state le assenze nell'Aula di deputati del Pdl, dei membri del governo (c'erano solo una decina tra ministri e sottosegretari) e di alcuni deputati Responsabili. Proprio tra questi ultimi si registrano le assenze più evidenti considerando che dei 29 deputati iscritti a Ir, se ne contano in aula solo 12. E, certo spiccano i forfait di Francesco Pionati e Maria Grazia Siliquini, che sono rimasti a bocca asciutta dopo l'ultima tornata di nomine. Il notista politico del Tg1 è stato infatti escluso all'ultimo minuto dal rimpasto di governo, come pure l'avvocatessa torinese, ex Fli, che però, va detto aveva già ottenuto un riconoscimento per il suo sostegno al governo: la nomina nel cda delle Poste, poi respinta con una garbata lettera al Cavaliere.

Ben 16 forfait tra i deputati del Pdl
Assente durante le votazioni anche il duo liberaldemocratico composto da Italo Tanoni e dal neosottosegretario Daniela Melchiorre (che, però, risulta in missione). In aula manca anche Luca Barbareschi e impegni di governo hanno tenuto lontano da Montecitorio anche il ministro Saverio Romano e il nuovo consigliere del premier per l'export, Massimo Calearo. Ma anche il Pdl ha la sua buona dose di responsabilità visto che, solo nel partito del premier, si contano ben 16 forfait. Mancava in aula, tra gli altri, l'ex ministro Claudio Scajola (avvistato stamane a Palazzo Grazioli), come pure l'ex sottosegretario Nicola Cosentino. Niente voto, poi, per il coordinatore del Pdl Denis Verdini e il vicepresidente del gruppo pidiellino a Montecitorio Massimo Corsaro che minimizza l'accaduto. «C'è gente in giro, c'è gente distratta dalla campagna elettorale per i ballottaggi»- Tra gli assenti, infine, anche due deputati dell'Mpa e due della Lega.

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