Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2011 alle ore 09:39.

My24
Lionel Messi del Barcellona (Epa)Lionel Messi del Barcellona (Epa)

Il meglio del calcio. La finale di Champions League che si gioca stasera a Londra è l'espressione più alta del football degli ultimi anni, forse il massimo che lo sport mondiale può offrire. Sul terreno di gioco e per impatto economico. Si affrontano due club da leggenda. Il Barcellona del quarantenne Pep Guardiola, campione di Spagna e ossatura della Nazionale che ha vinto il Mondiale in Sudafrica meno di un anno fa. E il Manchester United, campione di Inghilterra e riferimento costante per ogni squadra nell'ultimo quarto di secolo, sempre con Alex Fergusson, 70 anni, in panchina.

Ma è nel business che questa finale batte tutti i record: si stima che alimenterà un giro d'affari diretto di 369 milioni di euro, ben 17,5 milioni in più del valore raggiunto nel 2010 dal match vinto dall'Inter sul Bayern di Monaco. Crescono gli introiti dei due club, la ricaduta sulla città ospitante; i vantaggi per l'economia europea dello sport e l'indotto generato fuori dai limiti continentali, soprattutto in America Latina.

«Manchester United-Barcellona è la finale da sogno per gli appassionati di calcio. Gli aspetti sportivi sono inoltre rafforzati da altri elementi che rendono unica la sfida di questa sera», dice Simon Chadwick, della Coventry University, che ha realizzato per MasterCard il rapporto sul business della Champions League. «I blaugrana catalani e i red devils inglesi, non sono solo gol e gioco spettacolare, hanno alle spalle i due campionati più seguiti, la Liga e la Premier; sono simboli, immagini globali: quello dello United, secondo Forbes, è il marchio sportivo più conosciuto del pianeta», aggiunge Chadwick.

Il club che alzerà al cielo la coppa dalla grandi orecchie avrà quest'anno un ritorno economico di circa 126 milioni di euro: combinazione tra i premi ufficiali dell'Uefa, i diritti televisivi e quelli sui media in generale, la crescita delle quotazioni dei singoli giocatori, l'aumento del valore del marchio che si tradurrà già nei prossimi mesi in contratti di sponsorizzazione più ricchi e in maggiori ingaggi sulle tournée della squadra. Alla perdente andrà comunque la consolazione di 73 milioni.
«È la finale ideale, una sfida che ha una capacità di coinvolgimento fortissima», dice Gianluca Iannelli, direttore marketing per l'Italia di MasterCard, sponsor storico della Champions. «Non ci sono team italiani - dice ancora Iannelli - ma la passione per la Champions e il calcio di qualità va oltre la bandiera e quindi la sponsorizzazione non ne risente. Si ripete la sfida anglo-spagnola di due anni fa a Roma ma con un notevole aumento dell'impatto economico: nonostante la crisi economica le persone non hanno tagliato la spesa in entertainment, lo vediamo dalle transazioni che passano sulle carte di credito, anzi hanno cercato rifugio nel divertimento e nello sport».

La sponsorizzazione della Champions si riconferma un affare anche per UniCredit, che oggi annuncerà il rinnovo dell'accordo con l'Uefa per la prossima stagione. «I risultati delle ultime due stagioni testimoniano che abbiamo imboccato un percorso di successo all'interno della comunità calcistica», afferma Federico Ghizzoni, amministratore delegato di UniCredit, main sponsor della coppa assieme a MasterCard, Sony, Heineken e Ford.
«La scelta di Londra come sede ha fatto aumentare ulteriormente l'impatto economico della partita», spiega Chadwick. Nella capitale inglese si concentrano enormi interessi finanziari e sportivi. Nello stadio di Wembley ricostruito sotto l'arco metallico disegnato da Norman Foster troveranno posto 86mila supporter (nonostante la capacità ridotta dai severi standard di sicurezza dell'Uefa), era dal 1999 che non si avevano così tanti spettatori in tribuna. Londra, che si appresta ad ospitare le Olimpiadi del 2012, otterrà dalla Champions ritorni economici immediati per 52 milioni di euro dovuti ai flussi del turismo sportivo - trasporti, ristoranti e alberghi - ai quali si aggiungono i vantaggi d'immagine di uno spot in mondovisione come la Champions

Le immagini dell'incontro saranno trasmesse in 200 Paesi, per una platea complessiva potenziale di quattro miliardi di persone. E un audience live che - anche grazie alla decisione dell'Uefa di confermare la programmazione al sabato sera - dovrebbe sfiorare i 220 milioni di appassionati, ben al di sopra dei numeri un tempo imbattibili del Superbowl di football americano.
Con orgoglio, David Taylor, grande capo degli eventi Uefa, sottolinea che «il calcio non toglie risorse alla società ma anzi crea opportunità e benessere economico». Anche se - ammette - «sarà difficile continuare con questi ritmi di incremento del business: con la finale di Champions siamo passati da un impatto di 267 milioni di euro nel 2008 ai 369 milioni di oggi». Per Taylor ci sono spazi di sviluppo in Nord America e in Asia, «ma - dice - non porteremo mai la finale fuori dall'Europa: servirebbe solo a fare soldi e l'Uefa non ha l'obiettivo di fare soldi ma di promuovere il gioco del calcio. E ha quindi bisogno di rispettare le tradizioni e i tifosi».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi