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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2011 alle ore 11:26.

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di Dario Pellizzari
Qualche giorno fa, un penalista ha dichiarato in tv che se gli indagati in processi di varia natura collaborassero come stanno facendo quelli coinvolti nel nuovo scandalo scommesse, la strada della giustizia sarebbe più breve e più sicura. Per tutti, colpevoli ed innocenti.

Il portiere Paoloni, uno degli uomini chiave dell'organizzazione che scommetteva forte su gare che garantivano risultati più o meno sicuri, è stato un fiume in piena. Davanti ai magistrati che lo hanno interrogato per ore, ha fatto nomi e cognomi, ma soprattutto ha svelato le strategie che stavano dietro al gruppo coinvolto nel malaffare. Come lui, hanno deciso di vuotare il sacco anche altri personaggi più o meno determinanti per gli sviluppi delle indagini.

E' soltanto l'inizio, fanno sapere dalla procura di Cremona, che prosegue negli interrogatori e comincia a sistemare le tessere del puzzle di un caso destinato a lasciare strascichi importanti nel mondo del pallone italiano. A rischiare grosso non sono infatti soltanto alcune società di Lega Pro e serie B, ma anche, è notizia delle ultime ore, cinque squadre di serie A: Roma, Fiorentina, Genoa, Napoli e Lecce.

Intanto una nuova inchiesta sul calcioscommesse è stata aperta dalla procura della Repubblica di Napoli. L'indagine, secondo quanto si è appreso in ambienti giudiziari, è stata avviata di recente per l'ipotesi di reato di frode sportiva. Il fascicolo, coordinato dal procuratore aggiunto Gianni Melillo, è affidato al pool di magistrati che si occupano da oltre un anno di «reati da stadio», Antonello Ardituro, della Dda, Danilo De Simone, Vincenzo Ranieri e Paolo Sirleo. A quanto si è appreso, i magistrati hanno già avuto contatti telefonici con i colleghi della procura di Cremona, titolari dell'inchiesta sull'ultimo scandalo relativo al calcioscommesse. I pm partenopei intenderebbero anche a breve avanzare richiesta di atti ai magistrati di Cremona. L'attenzione dei magistrati di Napoli sarebbe concentrata, tra l'altro, su alcuni soggetti destinatari delle perquisizioni svoltesi nel capoluogo partenopeo nell'ambito dell'inchiesta cremonese.

Secondo indiscrezioni raccolte dagli addetti ai lavori, pare che siano stati registrati volumi di gioco fuori dall'ordinario nell'intervallo della partita tra Napoli e Parma dell'aprile 2010. Dietro le scommesse, ci sarebbero alcuni clan della camorra che avrebbero deciso di puntare somme ingenti sulla vittoria degli emiliani, poi puntualmente verificatasi. Per il momento, è bene dirlo, si tratta soltanto di voci che non trovano conferma negli ambienti giudiziari che stanno seguendo l'inchiesta. Certo è che ormai il vaso di pandora è stato scoperto ed è difficile pensare che le indagini non conducano presto a rivelazioni che potrebbero avere del clamoroso.

Nel frattempo, le società nei guai per via di alcune intercettazioni telefoniche che metterebbero in dubbio la regolarità del campionato di serie B corrono ai ripari. L'Atalanta, sprofondata nella disperazione a causa del presunto coinvolgimento nelle combine del suo capitano Cristiano Doni, ha deciso di passare all'attacco. Si è schierata in difesa del suo tesserato con un team di avvocati di prima fila. Tra loro, ci sarebbe anche il legale che ha seguito le vicende processuali del neo-campione del Giro d'Italia Alberto Contador.

Ma anche il Siena del presidente Mezzaroma non intende lasciarsi trascinare nel fango. In una nota fa sapere che "la società assiste con profondo sconcerto all'amplificazione di dichiarazioni del tutto inattendibili". Pare che i magistrati di Cremona stiano indagando sul risultato di una partita dei toscani finita sotto la lente delle pm a causa di alcune conversazioni telefoniche che metterebbero in dubbio la regolarità dell'incontro. Il Siena, come l'Atalanta, si gioca la promozione diretta nel massimo campionato. Oltre al prestigio sportivo, sono in ballo milioni di euro e prospettive di bilancio che, in caso di mancato accesso nel torneo delle grandi, potrebbero diventare poco felici. L'obiettivo delle società coinvolte è chiaro: mettere in discussione il principio della responsabilità oggettiva, che prevede che a pagare per gli errori dei giocatori siano anche le squadre che detengono il loro cartellino.

In attesa di sviluppi da Cremona, il Coni e la Figc studiano le mosse per salvare la faccia dello sport italiano. Nei prossimi giorni definiranno i modi e i tempi di una piccola grande rivoluzione che interesserà le sanzioni da comminare ai responsabili di gravi atti illeciti come quelli oggi sotto esame della giustizia ordinaria. Il giro di vite prenderà probabilmente in considerazione la possibilità di aumentare pesantemente la durata della squalifica per i tesserati coinvolti. Attualmente, la pena massima prevede 18 mesi di stop. E l'opportunità, meglio, la necessità, di ridurre ulteriormente i tempi della giustizia sportiva, con l'introduzione di una sorta di direttissima per giudicare rapidamente fatti e persone oggetto di indagine.

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