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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2011 alle ore 18:28.
Un vertice "a sorpresa" si è tenuto questa notte tra il premier Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Un incontro di oltre tre ore, al quale ha partecipato anche il ministro Roberto Calderoli, che aveva l'obiettivo di chiarirsi, dopo il lunedì complicato di Arcore, e rilanciare l'azione di governo. Poche le indiscrezioni filtrate dall'incontro, come l'intenzione di rivedersi ancora, e sembra che tutti gli interlocutori abbiano scoperto le carte fissando dei paletti, come la necessità di dare a breve un segnale di rilancio dell'economia, anche con la riduzione delle tasse, e di mantenere nel contempo il necessario rigore nei conti pubblici, così come chiesto dall'Europa. Partendo da questa base, si è ragionato sui possibili interventi valutando i pro e i contro, fissando le regole e il modo di procedere: unica strada - hanno condiviso - per confermare un impegno di legislatura.
La questione delle primarie
Avanti tutta con le primarie che saranno disciplinate da un regolamento per evitare incidenti e strumentalizzazioni, come ha chiesto esplicitamente Berlusconi. Al quale Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, e il suo vice Gaetano Quagliariello, hanno presentato una bozza che prevede un registro degli iscritti, sul modello di quanto avviene negli Stati Uniti. E a via dell'Umiltà sono ormai talmente convinti della bontà dello strumento che starebbero lavorando anche a un ddl ad hoc per introdurre le primarie per legge.
Fari puntati sul referendum
Dopo il faccia a faccia ad Arcore con Umberto Bossi, il Cavaliere prova a organizzare la trincea in vista del referendum e della prossima verifica parlamentare che dovrebbe svolgersi tra due settimane. Così, con i vertici del Pdl al Senato, il sottosegretario Gianni Letta e l'avvocato Niccolò Ghedini, riuniti nel pomeriggio di ieri a Palazzo Grazioli, il premier ha passato in rassegna i prossimi appuntamenti, a cominciare dal ddl anticorruzione (che oggi riparte dall'aula del Senato). Ma l'attenzione di Berlusconi è tutta concentrata sul referendum, il cui treno è ormai lanciato dopo l'ultimo ok della Corte costituzionale che ha dato il via libera al quesito sul nucleare. Il premier è preoccupato che la mobilitazione lanciata dal Pd e dall'Idv possa spingere la consultazione verso il quorum e ha chiesto ai suoi lumi sul voto degli italiani all'estero (circa 3milioni) che hanno già espresso la loro preferenza, ma sulla base del vecchio quesito.
Nuovi forfait dietro l'angolo: Miccichè e il senatore Caselli pronto a dire addio
Forza del Sud, il movimento creato da Gianfranco Miccichè, è pronto a lasciare il Pdl. Miccichè, tra oggi e domani, incontrerà Silvio Berlusconi per annunciargli di persona le prossime mosse. Secondo quanto si apprende, la direzione nazionale di Forza del Sud avrebbe deciso di fuoriuscire dal Pdl e dar vita a gruppi autonomi in Parlamento. Conseguenza, il non scontato appoggio alla maggioranza.
Qualcuno ha anche notato l'arrivo a Palazzo Grazioli del senatore eletto all'estero, l'italo-argentino Esteban Juan Caselli, ma la sua presenza, fanno notare dal Pdl, non era collegata all'appuntamento referendario. «Il senatore ha espresso la volontà di lasciare il partito e Gasparri è corso ai ripari e l'ha convocato a Palazzo Grazioli per convincerlo a desistere». L'attuale passaggio è troppo delicato e la maggioranza non può permettersi di perdere pezzi, nemmeno nel fortino di Palazzo Madama.
Ministeri al Nord: la Lega accelera ma il Pdl romano è in rivolta
Anche perché le fibrillazioni nel Pdl sono tutt'altro che sopite e nuove fratture sono alle viste dopo l'accelerazione sul decentramento dei ministeri ottenuta ieri dalla Lega e culminata oggi nella presentazione di una proposta di legge ad hoc in Cassazione ad opera del ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli. Una fuga in avanti che ha provocato un mezzo terremoto nel Pdl romano, con la protesta della governatrice Renata Polverini e il mal di pancia del sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Che ufficialmente tace, ma manda avanti una delle sue fedelissime, la deputata Barbara Saltamartini, a dire che «la sede e la titolarità dei dicasteri deve assolutamente rimanere nella Capitale».
Il pressing di Bossi: Berlusconi e Tremonti trovino quadra
Insomma, si annunciano nuove tensioni nella maggioranza. Senza contare il delicato equilibrio con la Lega. Berlusconi e Bossi hanno deciso di andare avanti, almeno per il momento. Ma entrambi mordono il freno delle tasse anche se il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha escluso che la riforma del fisco possa essere portata a casa rapidamente. Ma il Carroccio vuole un segnale su questo fronte. Lo dice a chiare lettere il capogruppo del Carroccio alla Camera, Marco Reguzzoni. «È una riforma che abbiamo promesso agli elettori». E il Senatur è ancora più esplicito in un colloquio pubblicato oggi dalla Padania. «Dovremo stare molto attenti perché non dobbiamo tenere conto solo dell'Europa. Contano anche i grandi mercati: Londra, New York. Quindi bisogna essere cauti, ma alla fine Tremonti dovrà trovare il modo di ridurre un po' per le tasse per le famiglie e le imprese. Certo però dovrà coniugare la riduzione delle tasse con il rigore dei conti». Ma una proposta, e anche presto, andrà messa tavolo.
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