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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2011 alle ore 11:13.
La Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile all'unanimità il nuovo quesito sul referendum per il nucleare in programma il 12 e 13 giugno. La nuova legge approvata dal parlamento, spiega la Consulta nelle motivazioni della sentenza n. 174, consente il nucleare.
«Le disposizioni di cui si propone l'abrogazione (commi 1 e 8 dell'articolo 5 della legge numero 75 del 26 maggio 2011) - si legge nel dispositivo - risultano, infatti, a seguito della riformulazione del quesito da parte dell'Ufficio centrale, unite da una medesima finalità: quella di essere strumentali a consentire, sia pure all'esito di ulteriori evidenze scientifiche su profili relativi alla sicurezza nucleare e tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore, di adottare una strategia energetica nazionale che non escluda espressamente l'utilizzazione di energia nucleare, ciò in contraddizione con l'intento perseguito dall'originaria richiesta referendaria, in particolare attraverso l'abrogazione dell'articolo 5 del decreto legislativo numero 31 del 2010».
La Corte si era riunita oggi sull'ammissibilità del nuovo quesito
Questa mattina si è riunita la Camera di consiglio della Corte costituzionale, presieduta per la prima volta dal neoeletto Alfonso Quaranta, per decidere sull'ammissibilità del referendum sul nucleare, così come riformulato dalla Cassazione. Nelle motivazioni con cui la scorsa settimana l'ufficio centrale per il referendum della Cassazione ha deciso di confermare la consultazione referendaria sul nucleare prevista per il 12 e 13 giugno si legge che con il varo «del Dl Omnibus» convertito in legge a maggio, da parte del governo «non solo si è messo fine alla volontà di produrre nucleare, ma anche aperto nell'immediato al nucleare: l'articolo 5, infatti, «detta regole aventi la forza e l'efficacia di una legge che apre nell'immediato al nucleare». Identica convinzione espressa oggi dalla Consulta.
L'audizione delle parti è durata un'ora
È durata circa un'ora l'audizione da parte dei giudici della Corte costituzionale degli avvocati di parte nel giudizio di ammissibilità del quesito referendario sul nucleare, così come riformulato dalla Cassazione. La Consulta, presieduta dal neoeletto Alfonso Quaranta, ha preso atto delle ragioni esposte dall'avvocato Alessandro Pace per conto dell'Idv, dall'avvocato dello Stato Maurizio Fiorilli, che ha rinnovato la richiesta del governo di inammissibilità del referendum, dall'avvocato Gianluigi Pellegrino a nome del Pd, e infine da Stefano Crisci, rappresentante dell'associazione "Fare ambiente-Movimento ecologista", favorevole al nucleare. Secondo la memoria presentata dall'esecutivo, il referendum sul nucleare sarebbe superato perché con il decreto legge Omnibus approvato dal Parlamento si prevede la sospensione del piano riguardante la realizzazione delle centrali nucleari. I referendari si appellano proprio alla "sospensione" per sostenere che ci sia bisogno invece di un pronunciamento definitivo da parte dell'elettorato. Un'indicazione di massima sul verdetto della Consulta l'aveva già data ieri il presidente Quaranta, che, a chi gli chiedeva se il referendum sul nucleare possa essere bloccato, ha risposto: «Personalmente ritengo di no».
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