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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2011 alle ore 11:13.

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ROMA - Il presidente della Repubblica fa sapere che da buon elettore «farà il suo dovere» e andrà a votare il 12 e 13 giugno. Il presidente della Corte costituzionale fa sapere, sia pure a titolo «personale», che oggi anche il nuovo quesito sul nucleare dovrebbe avere il via libera.

Forse già stasera, la Consulta farà conoscere il suo verdetto, dopo aver ascoltato (in mattinata) il professor Alessandro Pace per i promotori referendari e l'Avvocatura dello Stato per il governo. Silvio Berlusconi, infine, fa sapere di «non temere» nessuno dei referendum: «Sentiremo cosa pensa l'opinione pubblica e ci adegueremo».

Dopo la riformulazione del quesito sul nucleare da parte della Cassazione, la parola passa nuovamente – come da prassi – alla Corte costituzionale, per una nuova valutazione dell'ammissibilità. L'appuntamento è fissato per stamattina, in Camera di consiglio. La manovra del governo per scavalcare la consultazione popolare non ha dato i frutti sperati al Palazzaccio, dove la Cassazione ha scritto a chiare lettere che le nuove norme varate con il "decreto omnibus" «evidenziano la reiterazione di un'opzione legislativa nuclearista incompatibile con gli obiettivi del referendum indetto» e, quindi, «non sono suscettibili di produrre l'impedimento del corso delle operazioni referendarie». In sostanza, la legge «fa salva, nell'immediato e contro la volontà referendaria, una scelta attuale nuclearista» e «rimette la ripresa del nucleare ad un provvedimento adottabile dal Consiglio dei ministri entro il termine di 12 mesi». Di qui il "trasferimento" della richiesta di abrogazione referendaria sulle disposizioni (commi 1 e 8 dell'articolo 5 del "decreto omnibus", convertito nella legge n. 75 del 2011) «che consentono, anche dopo l'abrogazione delle norme oggetto di referendum, la progettazione, la localizzazione, la realizzazione e l'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare».

Ora spetta alla Consulta verificare se il nuovo quesito è chiaro e univoco nel suo significato e confermarne oppure no l'ammissibilità. In teoria tutto è possibile, anche se a Palazzo della Consulta sembra prevalere il via libera. Ad anticiparlo, sia pure a titolo personale, è persino il neopresidente della Corte Alfonso Quaranta. Fatto più unico che raro alla vigilia di una decisione. Pressato dai giornalisti che gli chiedono se la Consulta possa bloccare il nuovo quesito sul nucleare, risponde: «Personalmente ritengo di no», precisando che, ovviamente, spetta a tutta la Corte pronunciarsi. «È difficile rispondere se sarà una decisione semplice o complessa – aggiunge –. Sarà quel che è necessario che sia. La Corte valuterà tutti gli elementi e poi deciderà». Oggi, al massimo domani, il verdetto sarà reso noto.

Il partito dell'Idv ha invece rinunciato ai tre conflitti di attribuzioni ritenendosi, ha spiegato Pace, «soddisfatto del successo davanti alla Corte di Cassazione». Pace fa intendere che si tratta di una decisione di «carattere politico», visto che un conflitto di attribuzioni avrebbe richiesto tempi assai lunghi rispetto all'imminente data dei referendum.

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