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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2011 alle ore 17:47.

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Con la vittoria del sì al referendum sulla tariffa idrica, viene cancellata la «adeguata remunerazione del capitale investito» dagli elementi che contribuiscono a formare la tariffa pagata dai cittadini per la fornitura dei servizi di distribuzione dell'acqua, di depurazione e di fognatura. Restano ferme le altre componenti della tariffa idrica previste dal primo comma dell'articolo 154 del decreto legislativo 152/2006 (codice ambientale).

Oggi l'adeguata remunerazione del capitale, che copre l'ammortamento degli investimenti al lordo dei costi finanziari del debito, è fissata al 7%.
Interpretata alla lettera, l'eliminazione della remunerazione del capitale investito comporterebbe la possibilità di realizzare investimenti soltanto con contributi pubblici a fondo perduto. Una rigidità inostenibile, considerando le difficoltà della finanza pubblica. Anche tra i sostenitori del referendum si sostiene quindi che sarebbe necessaria una nuova legge per regolamentare il finanziamento degli investimenti, probabilmente nella direzione di una riduzione dell'attuale misura della remunerazione e al tempo stesso di una riformulazione del concetto di capitale investito, più legata all'organizzazione complessiva del servizio.

Per gli investimenti già in essere difficile pensare a una ridefinizione d'autorità delle condizioni e dei contratti. Si andrà avanti secondo le modalità già stabilite o sarà necessaria ua legge per ridefinirle.
Sul piano politico, il sì al referendum sulla tariffa idrica rafforza l'allontanamento delle imprese private (anche di natura finanziaria e bancaria) dal mondo dei servizi pubblici locali.

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