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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2011 alle ore 07:42.

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Ciancimino, sigilli al tesoro rumenoCiancimino, sigilli al tesoro rumeno

Si abbatte un'altra tegola sul capo di Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo don Vito, attualmente in carcere con l'accusa di calunnia aggravata nei confronti di Gianni De Gennaro e di detenzione di esplosivo. La sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo presieduta da Silvana Saguto ha depositato il provvedimento di sequestro per tre imprese di diritto rumeno che facevano capo alla Sirco, azienda già confiscata e amministrata da Gaetano Cappellano Seminara in cui erano azionisti i Ciancimino e l'avvocato Gianni Lapis condannato per riciclaggio insieme allo stesso Ciancimino nell'ambito della famosa inchiesta sul tesoro. In pratica viene sequestrata una parte importante del tesoro dell'ex sindaco che il figlio avrebbe riciclato in Romania: in totale 300 milioni.

Gli amici di Massimo

Il provvedimento dei giudici palermitani, che interviene in autonomia e non su richiesta della procura antimafia del capoluogo palermitano che solo recentemente sta provando a dare impulso alle indagini, è stato depositato il 26 maggio e contemporaneamente è partita la rogatoria trattandosi di aziende che hanno sede in Romania. Si tratta di Agenda 21 Sa, dell'Alzalea e soprattutto di Ecorec, l'azienda proprietaria della più grande discarica d'Europa a Gline nel comune di Bucarest, estesa su 114 ettari e in grado di accogliere rifiuti per 47,6 milioni di metri cubi e che considerando una tariffa media di cinque euro (in Italia in media la tariffa è di 70 euro a metro cubo) potrebbe garantire un fatturato totale di 238 milioni. Secondo i giudici palermitani, sulla base di un rapporto della Guardia di finanza consegnato ai magistrati della procura antimafia il 26 aprile del 2009 all'ufficio guidato da Francesco Messineo, Massimo Ciancimino e Gianni Lapis sarebbero rimasti i veri titolari delle aziende solo formalmente partecipate da altri. Come Raffaele Valente, proprietario di Palazzo Pepoli a Bologna in cui abita la famiglia di Massimo Ciancimino e in contatto con Francesco Martello già condannato per mafia, e ancora i fratelli Sergio e Giuseppe Pileri, e la messinese Santa Sidoti, moglie del faccendiere Romano Tronci già coinvolto nell'inchiesta sul riciclaggio a carico dei Ciancimino e che è stato ed è consulente delle società sequestrate, e ancora il rumeno Viktor Dombrosky, direttore generale e azionista di Ecorec.

Svuotare la Sirco

Grazie a un'azione, che sembra avere un'abile regia, i soggetti (secondo la Gdf in contatto costante con Ciancimino junior il quale nel frattempo ha avviato una rumorosa collaborazione con le procure di Palermo e Caltanissetta), non potendo acquistare Agenda 21 per le resistenze dell'amministratore giudiziario puntano a svuotare completamente la Sirco spa ormai in mano allo Stato togliendole il braccio operativo in Romania, Agenda 21 appunto: Dombrowsky emette un titolo di credito di un milione nei confronti di Ecorec di cui è direttore generale ed è garantito da un avallo di Agenda 21 a firma dell'amministratore Sergio Pileri. Di fronte al mancato rimborso Dombrowski non agisce contro il debitore (Ecorec) ma contro Agenda 21 che aveva avallato il titolo di credito e provvede a pignorare la partecipazione di Agenda 21 in Ecorec (l'82% del capitale). Ed è sempre Dombrowski a proporre l'incanto della partecipazione pignorata: sarà Raffaele Valente, che è anche amico di Tronci, attraverso la sua Alzalea ad aggiudicarsi l'asta e da quel momento Agenda 21 resta una scatola vuota. Le ulteriori azioni degli amministratori di Agenda 21 hanno portato alla messa in liquidazione della società. L'amministrazione giudiziaria della Sirco (affidata a Gaetano Cappellano Seminara) ha vanamente provato a evitare tutto ciò proponendo denunce penali e opposizioni all'azione esecutiva.

Il ruolo di Lapis

Il rapporto della Guardia di finanza ricostruisce in modo dettagliato tutti gli intrecci societari tra gli amici di Ciancimino e l'attività del tributarista Lapis: prima ancora infatti era stato fatto un aumento di capitale di Agenda 21 poi non sottoscritto da Sirco (che pure era socio finanziatore e ha erogato ad Agenda 21 oltre 15,6 milioni) per 3.500 euro consentendo ad Agentia Obiettivo Lavoro dei fratelli Pileri di diventarne di fatto il socio con la partecipazione maggiore. Il progetto di svuotare Sirco della partecipazione in Agenda 21 era stato messo in atto subito dopo il sequestro di Sirco da parte dell'autorità giudiziaria nel 2005 e che i Lapis potessero avere interesse in Agenda 21 sarebbe dimostrato, anche secondo la Guardia di finanza che riporta una memoria dell'amministratore giudiziario, dal via libera dato dalla figlia di Lapis, Mariangela, socia di Sirco a utilizzare 1,8 milioni da un suo conto personale per completare l'importo di 2,9 milioni in favore di Agenda 21 a completamento dei circa 20 milioni anticipati. Del resto i progetti per Agenda 21 erano di rilievo: oltre alla discarica di Gline a Bucarest aveva partecipazioni in Ecologica Sa (gestione discarica di Baicoi), Salub Sa (raccolta rifiuti a Ploiesti), Ageim Srl (gestione immobili), Ecologica Mures (gestione discarica a Targu Mures).

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