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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2011 alle ore 08:27.
L'ultima modifica è del 09 giugno 2011 alle ore 06:45.

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Un'impresa tedesca che ha necessità di risolvere uno specifico problema tecnologico si rivolge al Fraunhofer con il quale stipula un contratto di ricerca. La forza principale del Fraunhofer è nel mettere in piedi il mix di intelligenze necessarie per risolvere quel problema specifico attingendo al suo pool di scienziati. Un piccolo esempio: la Salus, impresa di 500 addetti produttrice di punta di tè e tisane aveva fino ad allora risolto manualmente la separazione delle foglie di tè da altri elementi estranei.

Ma la separazione manuale fa perdere oltre il 10% della materia prima. Con l'accresciuta competizione dall'estero questo è un costo che minaccia la profittabilità della Salus. Si rivolge al Fraunhofer che realizza un processo automatico di separazione delle foglie con perdita di prodotto vicina a zero: la Salus recupera efficienza e può mantenere i suoi impianti a Bruckühl.
Fraunhofer gestisce ogni anno circa 8mila contratti attraverso i quali vengono veicolate verso il mercato le idee e le tecnologie sviluppate al suo interno. Alternativamente, sono gli stessi scienziati del Fraunhofer che portano direttamente sul mercato nuove idee attraverso spin off, nuove imprese create con il coinvolgimento di un venture capitalist. Un apposito dipartimento si occupa di incentivare i suoi scienziati verso gli spin off e sono allo studio del suo management strategie alternative per promuovere il marketing delle nuove tecnologie che vengono create.

È questo dispositivo micidiale a cui le imprese possono attingere che alimenta l'innovazione. Ed è questa poderosa macchina di problem solving che ha consentito alle imprese tedesche non solo di reggere la concorrenza della Cina ma di sfruttare a proprio vantaggio la sua crescita impetuosa. La disponibilità di innovazione ha facilitato la ristrutturazione e il riposizionamento delle imprese rispondendo con superiori tecnologie alla concorrenza cinese. La produzione di innovazione ha consentito di specializzarsi nelle produzioni in cui i cinesi sono carenti: quelle con elevato contenuto tecnologico.

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, commentando la rapida crescita tedesca, ha sostenuto che la Germania «ha avuto la fortuna terribile di incrociare la domanda cinese». Non è fortuna, è il risultato della buona e lungimirante amministrazione tedesca. Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia, osservando freddamente le cause del successo tedesco ha suggerito di fare come la Germania. Partendo dall'Istituto italiano di tecnologia creato dalla Ragioneria generale dello Stato, potremmo, ispirandoci all'esperienza tedesca, cercare di metter su anche noi il nostro Fraunhofer. Seguiamo il saggio consiglio di Draghi. Qualcuno lo ha ascoltato e lo sta già seguendo. Indovinate chi? La Cina.

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