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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2011 alle ore 07:55.
CITTÀ DEL VATICANO - La linea della Chiesa pare chiara: evitiamo di ricorrere al nucleare. Ieri in un discorso dai contenuti del tutto inattesi - e con singolare coincidenza con il dibattito italiano in vista del referendum di domenica - Benedetto XVI ha detto che gli Stati devono scegliere «energie pulite, rispettose del patrimonio della creazione e senza pericoli per l'uomo»: questa dev'essere una «priorità politica ed economica».
In passato il Papa si era espresso contro il riarmo nucleare, ma questa volta il messaggio si è incentrato sulla tutela dell'ambiente e sullo sviluppo di tecnologie «non piegate a interessi di parte».
Parlando a sei nuovi ambasciatori presso la Santa Sede, il Pontefice si è riferito alle «innumerevoli tragedie che hanno colpito la natura, la tecnologia e le persone» nella prima metà del 2011, con chiaro riferimento al disastro della centrale giapponese di Fukushima. E ha aggiunto che «la vastità di tali catastrofi ci interroga. L'uomo, al quale Dio ha affidato la gestione della natura non può essere dominato dalla tecnologia e diventare suo oggetto. Questa consapevolezza deve indurre gli Stati a riflettere insieme sul futuro a breve termine del pianeta, sulle loro responsabilità per quanto riguarda la nostra vita e la tecnologia». Secondo il Pontefice, «l'ecologia umana è un imperativo», confermando un'impostazione dottrinale portata avanti da tempo. Ma allo stesso tempo «adottare uno stile di vita che rispetti l'ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie pulite, rispettose del patrimonio della creazione e non pericolose per l'uomo, devono essere priorità politiche ed economiche». Per Benedetto XVI, occorre «rivedere completamente il nostro approccio alla natura», che «non è solo un divertimento o uno spazio da sfruttare». Anche perché, ha precisato, senza «uno stile di vita complessivo che rispetti l'alleanza tra uomo e natura», la famiglia umana «rischia di scomparire».
Tutti i governi, ha insistito papa Ratzinger, «devono impegnarsi a proteggere la natura e aiutarla a svolgere il suo ruolo essenziale nella sopravvivenza dell'umanità». E le Nazioni Unite «sembrano essere la sede naturale per una simile riflessione, che non deve essere oscurata da interessi politici ed economici ciecamente partigiani, allo scopo di privilegiare la solidarietà al di là dell'interesse personale». Lo sfruttamento delle capacità della tecnologia «va di pari passo con i disastri ecologici e sociali: puntare tutto su di essa, o credere che essa sia la causa esclusiva del progresso porta a una mercificazione dell'uomo». Il Pontefice ha messo in guardia contro «una tecnica onnipotente e, in ultima analisi, non controllata. La tecnica che domina l'uomo, lo priva della sua umanità». Per il Papa, «l'orgoglio» da essa generato «ha portato la nostra società a un economicismo intransigente e a un certo edonismo che determina soggettivamente ed egoisticamente i comportamenti».
Mentre il Papa pronunciava il discorso circa centocinquanta tra missionari, sacerdoti, suore e semplici fedeli si sono ritrovati in piazza San Pietro, a mezzogiorno, per un sit-in di preghiere e canti di un'ora a favore dell'acqua pubblica in vista del referendum di domenica e lunedì prossimo. Il gruppo di missionari, capitanati da Alex Zanotelli e Adriano Sella, hanno recitato il Regina coeli e il Cantico della creature di San Francesco. Il tutto sotto l'occhio vigile di un nutrito drappello di forze dell'ordine. Il gruppo non è riuscito ad esporre lo striscione che aveva preparato: «Signore, aiutaci a salvare l'acqua».
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