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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2011 alle ore 17:05.

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Diritti del calcio in tv, l'ultima tegola sui club - Sky pensa a uno sconto da 100 milioniDiritti del calcio in tv, l'ultima tegola sui club - Sky pensa a uno sconto da 100 milioni

di Marco Bellinazzo
MILANO - L'incognita per il "calcio italiano spa" è racchiusa in una semplice percentuale: 65 per cento. Un miliardo di euro sul miliardo e mezzo di fatturato annuo della serie A è ottenuto, infatti, grazie ai ricchi contratti relativi alla trasmissione delle partite. Una "teledipendenza" che però potrebbe costare cara ai club della massima serie e a tutto il movimento professionistico tricolore che "a cascata" beneficia degli introiti tv.

I rischi sul contratto 2012-2015
È bastata la lettera pubblicata sabato scorso sul Corriere della Sera, con cui l'amministratore delegato di Sky Italia, Tom Mockridge, ha ventilato la possibilità di ridurre in futuro i soldi stanziati per il campionato di calcio, se non saranno assicurate la trasparenza e la correttezza delle gare, per far andare il sistema in fibrillazione. Nei prossimi mesi la Lega di A dovrà sedersi a un tavolo con Sky e Mediaset (o con eventuali altri competitors) per trattare sui diritti del triennio che va dal 2012 al 2015. In quella sede basterebbe un taglio del 10-15% rispetto agli attuali compensi per mettere a rischio moltissimi club e in serie difficoltà le stesse big di A. Rinunciare a 100, 150 milioni di euro, può mandare in tilt i delicatissimi equilibri finanziari del calcio italiano spa e spalancare le porte del tribunale per parecchie società.

I bacini d'utenza del tifo "doc"
Si pensi a quello che è accaduto, e sta accadendo, sul 25% dei diritti tv del vecchio contratto (relativo al biennio 2010-2012) da ripartire in base ai bacini d'utenza. Dopo l'interpretazione autentica fornita venerdì scosro dall'ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio, che in pratica ha dato ragione alle 5 big stabilendo che vanno conteggiati solo i tifosi "doc", il braccio di ferro con le 15 società medio piccole pare avviato a concludersi. La Lega guidata dal presidente uscente, Maurizio Beretta, è rimasta però di fatto paralizzata per oltre un anno e poco o nulla si è fatto per sostenere politiche di diversificazione delle fonti di guadagno. La legge per favorire la privatizzazione degli stadi è bloccata da oltre un anno alla Camera e, con i campioni che prendono le strade più remunerativi campionati esteri, la serie A è destinata a perdere progressivamente appeal per sponsor e merchandising.

La tv della Lega
Nel caso in cui Sky e Mediaset dovessero, anche in misura minima, ridimensionare il proprio apporto, appare, del resto, quanto meno difficile realizzare la controfensiva immaginata dal presidente del Palermo Zamparini: «Fra un anno scade il contratto siglato dalla Lega per la cessione dei diritti televisivi e da allora potremmo decidere di vendere le partite direttamente agli utenti».

In effetti, un tentativo di questo genere c'è già stato in primavera quando Dahlia, il terzo operatore tv in affari con la A, è fallita lasciando 280mila abbonati senza partite e parecchi club (soprattutto di B, ma anche qucluno di A) con assegni dimezzati. In quell'occasione, la Lega aveva provato a girare a Mediaset l'intero pacchetto di Dahlia (alla fine il "Biscione" ha acquisito solo le partite di B). Una soluzione che a Sky non andava giù. In sostanza, Mediaset si sarebbe ritrovata, sia pure per una parte della stagione, a poter trasmetere tutte le gare di A avendo pagato molto meno dall'emittente satellitare.

La Lega allora aveva pensato di mettere in piedi una propria tv per trasmettere direttamente le gare, ma gli ostacoli tecnici ed ecnomici che sono subito sorti hanno consigliato di accantonare il progetto.

Il confronto europeo
La "teledipendenza" della serie A emerge ancora di più se vista nel constesto europeo. Il fatturato della A, come detto, dipende per due terzi dai diritti tv. L'Italia incassa meno solo della Premier in questo settore. Agli inglesi spetta il record dei ricavi tv grazia a 1,2 miliardi di euro di incassi. I club inglesi, tuttavia, hanno un fatturato di 2,4 miliardi per cui la voce diritti tv pesa solo per il 50% e inoltre il 34% dei guadagni tv proviene dal mercato estero. I club di A invece ricavano dal mercato "domestico" il 90% dei diritti tv e solo 100 milioni dalle vendite all'estero.

La Bundesliga, che in questi anni ha fatto registrare le migliori performance economiche del calcio europeo, si distingue proprio per un bilanciato mix di ricavi: gli incassi complessivi ammontano a 1,6 miliardi e sono dovuti per il 23% agli stadi, per il 32% ai diritti tv (circa 500 milioni) e per il 45% a sponsor e merchandising. La Liga spagnola distribuisce le entrate – 1,5 miliardi – tra un 38% di diritti tv, il 30% dagli stadi, e il 32% dal settore commerciale.

Insomma, come invitano a fare gli spot di Sky, anche il calcio italiano spa dovrebbe imparare a non stare troppo in tv e a prendersi un po' di tempo per sé…

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