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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2011 alle ore 16:28.

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Via libera dell'Europarlamento alla presidenza di Draghi alla BceVia libera dell'Europarlamento alla presidenza di Draghi alla Bce

Mario Draghi compie un altro passo verso la guida dell'Eurotower. La commissione affari monetari ed economici dell'Europarlamento ha approvato la raccomandazione per la nomina di Draghi a presidente della Bce. Il voto favorevole era scontato ma è indicativa la larghissima maggioranza. A favore di Draghi si sono espressi 32 membri della commissione, solo 2 i contrari e 4 gli astenuti, a ulteriore conferma del vasto credito di cui gode il banchiere italiano.

La raccomandazione della commissione è diretta alla plenaria dell'Euroarlamento che dovrà esprimere il suo giudizio definitivo giovedì 23 giugno, alla vigilia del Consiglio europeo che sancirà la definitiva nomina dell'attuale governatore della Banca d'Italia. Il parere del parlamento europeo non è vincolante nella procedura ma ha peso politico. A votare contro sono stati i due rappresentanti della Gue, il gruppo della Sinistra unita, il tedesco Jurgen Klute ed il greco Nikolaos Chountis. Astenuti i Verdi.

La procedura di nomina del presidente della Banca centrale europea è piuttosto complessa. L'iter è partito il 16 maggio scorso in sede di Eurogruppo con la presentazione delle candidature che ha visto solo quella di Draghi. Il consiglio direttivo della Bce nell'ultima riunione non ha sollevato obiezioni alla designazione di Draghi da parte dei ministri delle finanze. Ora è arrivata la raccomandazione dell'Europarlamento. L'ultimo atto della procedura sarà la nomina da parte del consiglio europeo dei capi di Stato e di governo in calendario il 23-24 giugno.

Un processo che tocca tutte le istituzioni comunitarie per fare in modo che la scelta del presidente della Banca Centrale europea abbia il massimo consenso. Con l'incendio che divampa nell'area euro a causa della crisi del debito dei paesi periferici, le modalità e la scelta di Draghi rappresentano una delle poche pagine positive per l'Europa nella fiera dei disastri accumulati sulle nomine politiche, troppo spesso con compromessi al ribasso che guardano in prevalenza ai sottili equilibri diplomatici e di passaporto piuttosto che alle competenze delle persone.

La scelta senza se e senza ma sul nome di Draghi ma anche la tempistica che non ha alimentato alcun dubbio sulla volontà dei paesi di Eurolandia di affidare la guida della Bce a mani esperte e competenti è un segnale positivo verso i mercati. Come ha scritto l'Economist, la casa dell'euro sta bruciando e Mario Draghi è la scelta migliore come pompiere al quale affidare l'idrante.

Risolvere la crisi del debito sovrano nell'area euro tuttavia passa attraverso un necessario processo politico di riforme della governance. La Bce rappresenta un argine, non di più. Lo stesso Draghi negli ultimi tempi batte il tasto sulla responsabilità della politica e davanti ai membri dell'Europarlamento ha parlato più di processi politici che di politica monetaria offrendo un'analisi chiara su cos'è oggi l'Eurozona e cosa deve fare. Oggi l'area euro si trova in mezzo al guado, la crisi ha origine nel processo incompiuto di unificazione. Draghi non indica quale strada imboccare ma sottolinea l'importanza della coerenza. "Dobbiamo essere consapevoli della direzione da prendere - ha detto - ma anche dei passi che si possono compiere". Le cancellerie dell'Eurozona devono tornare a un sano realismo e la Bce targata Draghi potrà essere un prezioso contributo.

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