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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2011 alle ore 14:32.

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«Credibilità, indipendenza e pragmatismo», ecco i criteri della Bce targata Mario Draghi«Credibilità, indipendenza e pragmatismo», ecco i criteri della Bce targata Mario Draghi

Credibilità, indipendenza e pragmatismo: sono questi i tre «principi guida» a cui si atterrà Mario Draghi nell'adempiere alla sua funzione di presidente della Bce. È quanto scrive lo stesso Draghi rispondendo alle domande rivoltegli dal Parlamento europeo in vista dell'audizione di martedì prossimo

Alla luce dell'esperienza maturata anche durante la crisi finanziaria «non vedo motivi per introdurre cambiamenti nel modo in cui è stata condotta la politica monetaria negli ultimi 12 anni» scrive il futuro presidente della Bce. La politica monetaria della Bce, prosegue, si è dimostrata «un grande successo» e dunque non c'è «alcuna ragione per introdurre cambiamenti».

La Bce, rileva Draghi, ha avuto «grande successo» nell'assicurare la stabilità dei prezzi a tutti i cittadini dell'eurozona. Un successo evidenziato dal fatto che negli ultimi 12 anni l'inflazione media è rimasta vicina al 2%, «in linea con la definizione Bce di stabilità dei prezzi» anche in presenza di importanti turbolenze come quelle derivanti dall'aumento dei prezzi del petrolio e delle materie prime. L'ancoraggio dell'inflazione all'obiettivo del 2%, secondo il futuro presidente della Banca centrale, è anche «un chiaro segnale» dell'importanza che i mercati e il pubblico attribuiscono alla «forte credibilità dei nostri impegni».

L'obiettivo principale della Bce, aggiunge Draghi, è «preservare la stabilità dei prezzi nel medio periodo per l'intera Eurozona» e questo, osserva, è anche il miglior contributo che una banca centrale può dare alla crescita.

Nell lettera al Parlamento greco Mario Draghi boccia poi qualsiasi ipotesi di una ristrutturazione del debito greco. «È un'opzione i cui costi superano i benefici» scrive, per aggiungere che «una ristrutturazione del debito sovrano implicherebbe gravi rischi finanziari e macroeconomici». Inoltre, sottolinea, «una ristrutturazione di uno Stato membro dell'Eurozona comporta un rischio significativo di destabilizzazione del sistema finanziario, con pesanti conseguenze per la prospettiva di sviluppo dell'area». Pesanti conseguenze ci sarebbero inoltre per la stessa Eurotower, esposta per 45 miliardi di euro in titoli greci secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo.


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