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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2011 alle ore 16:38.

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Il Venerdì della rabbia che dalla Siria arriva a BaghdadIl Venerdì della rabbia che dalla Siria arriva a Baghdad

Dalla Siria all'Iraq all'Arabia Saudita, l'onda della primavera araba è tornata in strada per un nuovo venerdì di proteste. A Damasco, capitale del regime di Bashar al-Assad, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro alcuni manifestanti che protestavano nella città occidentale di Banias, provocando un numero imprecisato di feriti. Ma dimostrazioni, riferiscono gli attivisti, sono in corso in diverse parti del Paese, compresa la stessa capitale dove vi sarebbero scontri tra folla e forze di sicurezza. Secondo Al Jazeera, che cita testimoni oculari, quattro manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza: due sarebbero stati uccisi a Dayr al Zor, nella regione orientale dell'Eufrate, e altri due a Harasta, sobborgo a nord di Damasco. Si tratta di due zone a maggioranza sunnita.

A Latakia, città portuale siriana a nord di Damasco, sono state incendiate bandiere del movimento sciita libanese Hezbollah, notoriamente sostenuto da Siria e Iran, in segno di protesta contro il presidente siriano Bashar al-Assad, riferisce al-Arabiya.

Sarkozy per sanzioni più dure. Angelina Jolie dai profughi
Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, intanto, fa sapere che Parigi e Berlino condividono la necessità di sanzioni più dure contro Damasco dove è in atto una repressione ormai dal 15 marzo scorso, mentre la Turchia rende noto che i rifugiati nei suoi campi allestiti nel sud hanno raggiunto quota 9.700; proprio oggi i profughi riceveranno la visita della star Angelina Jolie. Ieri era trapelata la notizia che Assad avrebbe parlato di nuovo alla nazione, annunciando nuove riforme.

Il regime silura Makhlouf, simbolo della corruzione
Nel frattempo, il regime ha voluto dare un segnale di apertura con l'annuncio, dato dalla tv di Stato, che Rami Makhlouf, cugino di primo grado del presidente e tycoon della compagnia telefonica Syriatel, lascerà i suoi affari miliardari per dedicarsi alla beneficenza. Il miliardario era uno dei papaveri più odiati dalla popolazione, considerato il simbolo della corruzione dilagante.

Proteste dall'Iraq allo Yemen
Anche a Baghdad centinaia di dimostranti sono tornati nella centrale piazza Tahrir per chiedere le dimissioni del premier, Nouri al-Maliki, accusato di non aver saputo attuare le riforme necessarie al Paese. Alla manifestazione - come già era successo una settimana fa - se ne è affiancata un'altra in sostegno dell'esecutivo, organizzata dai rappresentanti del partito Dawa, la formazione del primo ministro. In Yemen si registrano scontri nei pressi di Taiz tra miliziani e la Guardia repubblicana; quest'ultima, secondo Al Arabiya, starebbe bombardando i dimostranti che si sono radunati in migliaia in piazza della Libertà. Fonti saudite, inoltre, hanno rivelato che il presidente, Ali Abdullah Saleh, ricoverato in Arabia Saudita dopo essere stato ferito in un attacco contro la sua residenza, non tornerà in Yemen. Il suo ufficio, tuttavia, ha smentito la notizia, parlando di un suo rientro in patria «a giorni».

In Arabia Saudita donne di nuovo in piazza per la patente di guida
Anche in Arabia Saudita, lambita appena dalla primavera araba, quello di oggi non sarà un venerdì come tutti gli altri. Sfidando la legge che vieta alle donne di guidare l'automobile, un gruppo di attiviste ha lanciato sui social network la campagna Women2drive, invitando le connazionali a mettersi al volante. Secondo le organizzatrici, già in molte hanno risposto all'appello, infrangendo il tabù e poi postando su internet i video che le ritraggono - velate ma determinate - alla guida della propria macchina. Siria venerdì di rabbia esercito entra nella città del nord.


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