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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2011 alle ore 12:16.

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Silvio Berlusconi è entrato nell'aula della Prima Corte d'Assise d'appello di Milano, davanti ai giudici della Decima sezione penale, per l'udienza del processo Mills che lo vede imputato per corruzione in atti giudiziari. Per oggi è prevista la testimonianza dell'armatore Diego Attanasio, uno dei testi chiave del processo. L'ultima volta che il presidente del Consiglio era entrato a Palazzo di Giustizia come imputato in uno dei suoi processi era il 16 maggio scorso, sempre per il procedimento Mills. Fuori dal tribunale di Milano non c'è nessun fan, nè contestatore del presidente del Consiglio, ma solo una schiera di giornalisti e fotografi.

Mills, che avrebbe ricevuto 600mila dollari da Berlusconi per testimonianze reticenti nei processi sulle tangenti alla Gdf e All Iberian, è stato condannato in primo e secondo grado; la Cassazione, infine, ha dichiarato la prescrizione.

Il tentativo
Invano Ghedini ha cercato di far considerare Attanasio testimone-imputato o solo testimone: nel primo caso si sarebbe potuto avvalere della facoltà di non rispondere. Ma i giudici hanno detto di no: Attanasio è un testimone e ha dovuto rispondere alle domande del collegio.

La testimonianza di Attanasio
Diego Attanasio smentisce la ricostruzione della difesa Berlusconi e, davanti ai giudici della Decima sezione penale del Tribunale di Milano afferma di non aver mai dato 600 mila dollari al legale inglese. Secondo la ricostruzione della Procura, quei soldi sarebbero stati versati da Silvio Berlusconi a Mills come compenso per due false testimonianze in altrettanti processi che vedevano il premier imputato. Nella sua ritrattazione, dopo un'iniziale confessione, Mills aveva detto agli inquirenti milanesi di aver ricevuto i 600 mila dollari da Attanasio come compenso per le attività che aveva svolto per l'armatore napoletano. Ma oggi, Attanasio, ribadendo quanto già detto in due udienze nel processo concluso con la condanna di Mills, ha affermato, rispondendo alle domande del pm, Fabio De Pasquale, che «non ci sarebbe stato neanche un motivo per fare un regalo di 600 mila dollari a Mills».

Alla domanda diretta del pubblico ministero «Mills le ha mai chiesto 600 mila dollari?». Attanasio ha risposto: «no». De Pasquale gli ha poi domandato se Mills gli ha mai chiesto di custodire 600 mila dollari, come sostenuto in una memoria consegnata ai magistrati dal legale britannico, ma anche in questo caso l'armatore ha risposto: «no, non c'è mai stata questa richiesta di custodire 600 mila dollari». L'armatore napoletano, 61 anni, attualmente residente a Malta, ha poi ricostruito i suoi rapporti con Mills, spiegando di averlo conosciuto agli inizi degli anni '90 e di avergli affidato delle somme di denaro da gestire. In particolare, una grossa cifra, corrispondente a dieci milioni di dollari. Nel corso della deposizione, Attanasio ha anche dato vita ad un breve momento comico, accolto dalle risate in aula, quando ha ricordato di non avere mai più visto 250 mila dollari che aveva affidato a Mills. L'armatore, rivolgendosi ai giudici, ha detto di aspettare la fine del processo per chiedere a Mills la restituzione dei soldi. Dopo aver appreso dal presidente del collegio, Francesca Vitale, che il giudizio a carico del legale inglese si è nel frattempo esaurito, le ha domandato se ora ha l'autorizzazione a riavere i soldi.

Il calendario
Slitta al prossimo 18 luglio il processo Mills che vede come unico imputato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, per l'ipotesi di corruzione in atti giudiziari. Lo hanno deciso i giudici della decima sezione penale di Milano dopo una breve riunione di camera di consiglio, facendo saltare il calendario precedentemente fissato che prevedeva altre 4 udienze, una ogni lunedì. E' fallito dunque il tentativo di mediazione tra il tribunale presieduto da Francesca Vitale e i difensori di Berlusconi. Il 18 luglio verranno sentiti alcuni testimoni, citati dalla pubblica accusa, residenti in Svizzera. L'esame avverrà in videoconferenza.

Si avvicina la prescrizione
In questo modo la prescrizione, prevista al 12 gennaio prossimo, si avvicina, forse senza nemmeno arrivare alla sentenza di primo grado. Solo a fine luglio gli inglesi faranno sapere qualcosa sulla rogatoria inoltrata a Londra. Il pm pur di accelerare s'è detto disposto a rinunciare a
un paio di testi. Insomma, forse il processo al premier per corruzione in atti giudiziari è finito su un binario morto. E alla prescrizione i legali di Berlusconi non rinunceranno mai. "Soprattutto a Milano" è la considerazione di Ghedini. "In Svizzera si potrebbe anche" è la posizione di Longo.

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