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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2011 alle ore 20:12.

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Così l'Ue cerca un accordo per la quinta tranche di aiuti alla GreciaCosì l'Ue cerca un accordo per la quinta tranche di aiuti alla Grecia

Intanto i declassamenti di rating fioccano come neve ad alta quota: e un nulla di fatto dalle prossime riunioni di Eurogruppo ed Ecofin non potrà che accelerare e rafforzare questi trend. Il mercato sta valutando adesso fino a che punto l'Unione europea e in particolar modo l'Eurozona siano in grado - con la volontà politica oltrechè con i mezzi finanziari - di parare il colpo di stati europei in crisi di liquidità e di insolvenza: in fondo, se in Italia un comune o una regione corre il pericolo di andare in default, i suoi debiti finanziari vengono ripagati dallo stato centrale che interviene prontamente. Ebbene, questo tipo di soccorso in Eurolandia era stato promesso nel maggio del 2010. Poi la promessa non è stata mantenuta, prospettando il default degli stati europei, la ripartizione delle perdite tra tutti i creditori con partecipazione dei privati nella ristrutturazione del debito a partire dal luglio 2013. Anche questa promessa potrebbe essere disattesa, nel caso in cui la ripartizione delle perdite tra i creditori privati della Grecia dovesse essere anticipata al 2011 oppure al 2012.

La Grecia è già tecnicamente in default, nel senso che non è in grado di ripagare puntualmente e integralmente i suoi debiti finanziari, né capitale, né interessi dovuti. Il fatto che abbia rimborsato i titoli di stato in scadenza nell'ultimo anno è dovuto agli aiuti ricevuti dall'esterno. Se questo sostegno nelle prossime settimane, mesi o anni dovesse venir meno, la Grecia da sola – solo per via delle misure fiscali di riduzione del debito/Pil e del deficit/Pil e delle privatizzazioni e delle riforme strutturali – non potrebbe farcela e l'insolvenza non sarebbe più il peggio incubo dei mercati ma la realtà. Per questo, ben venga lo sblocco della quinta tranche di prestiti dall'Europa e dal Fondo monetario ma rinviare il problema non significa risolverlo, anzi rischia di peggiorarlo. L'aumento degli spread implica un rialzo del costo della raccolta per gli stati europei maggiormente indebitati: in un contesto di crescita bassa, gli oneri sul debito che hanno iniziato ad aumentare dallo scorso anno rischiano di questo passo di raggiungere ben presto livelli non più sostenibili.

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