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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2011 alle ore 16:59.

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«È nostro impegno, sancito dal Parlamento, restare schierati in Libia con le forze di altri paesi che hanno raccolto l'appello delle Nazioni Unite», ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo alla cerimonia del 60° anniversario della convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati.

Napolitano: non ci si può attardare in egoistiche chiusure nazionali
«Non è immaginabile che ci si possa adagiare o attardare in egoistiche chiusure nazionali», ha detto il Capo dello Stato, evidenziando che «dovunque, anche in Italia, si deve prendere più largamente coscienza della persistenza, della possibile ulteriore estensione del flusso dei rifugiati, della dimensione mondiale del fenomeno e della responsabilità cui nessun Paese civile può sottrarsi». Per Napolitano «non è immaginabile che ci si possa illudere di esorcizzare così la realtà che preme alle nostre porte, la pressione che si trasmette da un continente all'altro per effetto dell'aspirazione alla pace e alla vita che muove tanti diseredati». Per celebrare la ricorrenza l'Unhcr ha organizzato una conferenza a Roma alla presenza del Presidente dalla Repubblica Giorgio Napolitano e dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Antonio Guterres.

Maroni: sulla Libia ribadisco ciò che è stato detto sul sacro suolo di Pontida
In tema di Libia «non posso che ribadire quello che è stato detto ieri sul sacro suolo di Pontida». Così Roberto Maroni ha risposto ai cronisti che gli chiedevano di commentare il richiamo del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a rispettare gli impegni presi per la Libia. Ieri, ha ricordato il ministro dell'Interno, «abbiamo ripetuto la richiesta, ribadita alla Camera al presidente del Consiglio, di dire quando terminerà l'intervento. Questo è l'unico modo per fermare gli sbarchi di profughi dalla Libia».

Guterres: protezione per le persone in fuga dalla Libia
Antonio Guterres è stato anche ricevuto al Viminale dal ministro dell'Interno Maroni. L'Unhcr ha ribadito la sua posizione sulla protezione delle persone in fuga dalla Libia, tesa a promuovere - sottolinea una nota del ministero dell'Interno - una cooperazione sul piano regionale, con il coinvolgimento di tutta la comunità internazionale, in modo da fornire supporto ai Paesi più colpiti, con spirito di solidarietà e di condivisione delle responsabilità. Nello stesso tempo occorrerà operare per gestire il rientro nel proprio Paese di coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale. Guterres ha confermato il giudizio favorevole sul modello di accoglienza di immigrati e richiedenti asilo messo in atto dall'Italia. Guterres ha avuto parole di apprezzamento per le operazioni di salvataggio e soccorso in mare effettuate dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza italiane e sulla gestione dell' accoglienza a Lampedusa e nei centri in cui i profughi sono stati ospitati per le procedure di protezione. Sul fronte dell'immigrazione Guterres «ha riaffermato - sottolinea la nota del Viminale - l'impegno dell'Unhcr a collaborare con l'Italia e con l'Ue per favorire l'attuazione di una concreta politica di sostegno a quei governi dei Paesi dell'area mediterranea che si trovano confrontati con il processo di transizione democratica». Maroni ha infine invitato l'Alto Commissario Guterres a Milano per il prossimo settembre in occasione della Conferenza nazionale sul Mediterraneo che sarà finalizzata ad approfondire, da un lato, gli sviluppi della «primavera araba» e le sue ricadute sull'immigrazione, e dall'altro, le tematiche dell'accoglienza dei rifugiati nel nostro Paese.

Monsignor Vegliò: la chiusura delle frontiere non è una risposta
«La chiusura delle frontiere non é la risposta. I Paesi dovrebbero garantire i diritti dei rifugiati ed agire d'accordo con la Convenzione del 1951, che prevede di assistere coloro che hanno bisogno, di accoglierli, e di trattarli come gli stessi cittadini», ha detto monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio per i migrnati, intervistato dalla Radio Vaticana per la Giornata mondiale del rifugiato.

Persecuzioni e guerre destino quotidiano di 43,7 milioni di persone
Quest'anno l`Unhcr dedica la Giornata Mondiale del Rifugiato al 60° anniversario della Convenzione di Ginevra relativa allo Status dei rifugiati, firmata nel luglio del 1951, il primo accordo internazionale che impegna gli stati firmatari a concedere protezione a chi fugge dalle persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche. Da allora, in tutte le sue operazioni l`Agenzia dell'Onu ha aiutato milioni di persone sia durante le emergenze umanitarie che a ricostruirsi le proprie vite, assistendole nel ritorno a casa o attraverso il reinsediamento in nuovi paesi. La pace resta ancora un obiettivo lontano per molte regioni del pianeta. Persecuzioni, guerre, violazioni generalizzate dei diritti umani ed esilio continuano a rappresentare il destino quotidiano per 43,7 milioni di uomini, donne e bambini. Per la maggior parte di essi, quasi 34 milioni, l`Unhcr ha dovere di assistenza.

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