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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2011 alle ore 20:05.
L'ultima modifica è del 21 giugno 2011 alle ore 12:19.

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Disco verde della Camera al decreto legge Sviluppo che passa ora all'esame del Senato. Il via libera è arrivato poco prima delle ore 20 con 308 sì, 288 no e due astenuti. Il decreto del Governo scade il prossimo 13 luglio.

L'ok di Montecitorio sul dl sviluppo è giunto al termine di una lunga maratona, durata quasi dieci ore. A fine mattinata l'aula aveva approvato con 317 voti a favore (ovvero un ritorno alla maggioranza assoluta nonostante il passaggio dei tre liberaldemocratici - Tanoni, Melchiorre e Merlo - all'opposizione) 293 contrari e 2 astensioni la fiducia posta dal Governo sul provvedimento. Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, ha commentato con un sorriso l'esito del voto di fiducia: «Più la barca affonda, più stanno attaccati». Nel corso del pomeriggio i deputati sono stati impegnati dall'esame e dal voto di ordini del giorno e mozioni, fra cui quelli sul trasferimento dei ministeri. Fanno molto discutere le 14 modifiche, tra correzioni, stralci e precisazioni, effettuate dal Governo nel maxiemendamento rispetto al testo licenziato la scorsa settimana dalle commissioni Bilancio e Finanze.

Forti critiche dall'opposizione
«In un primo tempo - ha sottolineato Pier Paolo Baretta, capogruppo Pd della commissione Bilancio - è stato dichiarato che il testo su cui porre la fiducia sarebbe stato quello uscito dalle commissioni poi a finale di partita si vota un maxiemendamento che è politicamente e sostanzialmente diverso».

Il Fli presenta un odg anti-parentopoli
Il gruppo parlamentare di Futuro e libertà ha presentato oggi in aula alla Camera un ordine del giorno, collegato al decreto Sviluppo - prima firmataria Flavia Perina - per ripristinare, con un provvedimento di cui ricorrono i presupposti di necessità e urgenza, le norme "anti-conflitto di interesse" e "anti-parentopoli" nell'affidamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.

Protesta la Lega Pesca
Sconcerto da parte di Lega Pesca per la bocciatura nel maxiemendamento della modifica che avrebbe consentito di finanziare il fermo pesca 2011. «È incomprensibile - è stato sottolineato in una riunione straordinaria organizzata dalla presidenza dell'associazione - che di fronte all'importanza di questa misura, la pesca sia stata esclusa dal testo».

Anci: revisione riscossione scarica sui comuni una stangata
Critiche al testo anche da parte dell'Anci, che punta il dito soprattutto sulla revisione della riscossione degli Enti locali. «Mentre si fanno annunci e spot elettorali che riguardano la virtuosità dei Comuni e il Patto di stabilità, nel frattempo il Parlamento si appresta a votare la fiducia su un testo che scarica sui Comuni un ulteriore stangata», ha commentato Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e vicepresidente Anci con delega alla finanza locale.Viene tolto ai Comuni «l'unico strumento vero che oggi avevano per contendere i giusti pagamenti ai contribuenti. In questo modo Equitalia risolve un problema di carattere amministrativo e il Governo, per l'ennesima volta, si fa bello nei confronti dei contribuenti, come già accaduto in passato con l'Ici, sulle spalle dei Comuni». Per Delrio «In questo modo invece di irrobustire gli strumenti dei Comuni nella lotta all'evasione, di fatto, si ha una situazione di condono. Se c'è coerenza tra quello che si dice nelle piazze e quello che si fa in Parlamento bisogna che queste norme, prima dell'estate, siano cambiate».

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