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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2011 alle ore 15:33.

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Per gli amanti del lotto il decreto Sviluppo propone questa settimana sulla ruota di Montecitorio un terno secco: il "41" come i giorni in cui i provvedimento per semplificare la vita a cittadini e imprese è rimasto all'esame della Camera; il "44" come l'ennesima fiducia posta e ottenuta dal Governo su un provvedimento urgente; il "14" come il numero degli articoli che ora compongono il decreto sviluppo (inizialmente erano 11 era partito con 12 articoli). Misure che resteranno tali visto che ora il decreto passerà all'esame di Palazzo Madama per essere licenziato obbligatoriamente, pena la decadenza, entro il prossimo 12 luglio. Giusto il tempo per chiudere i lavori di Camera e Senato prima della pausa estiva con la manovra economica.

È stato il decreto delle spiagge
Il decreto Sviluppo al suo debutto in parlamento, e forse non è un caso, è stato il "decreto sulle spiagge" con l'introduzione nel nostro ordinamento del diritto di superficie per 20 anni per chi gestisce strutture balneari in prossimità di spiagge e zone turistiche. Una misura "spacca maggioranza" su cui durante l'esame delle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera si è arrivati soltanto alla fine (di rinvio in rinvio) allo stralcio: da una parte Lega e Governo certi di risolvere con il diritto di superficie la delicata questione delle concessioni demaniali con Bruxelles, dall'altra buona parte del Pdl pronta alla cancellazione del diritto per sostenere il lavoro del ministro per gli Affari regionali, Fitto, intento a cercare un'intesa con regioni e amministrazioni locali. Alla fine ha prevalso "il lodo Pini". Sarà infatti il leghista Gianluca Pini a gestire nella Comunitaria 2010 (l'esame ripartirà dall'Aula della Camera la prossima settimana) l'intero pacchetto, dal diritto di superficie sulle spiagge alla chiusura della procedura di infrazione con Bruxelles sulle concessioni demaniali in vigore fino al 2015.

Tris di crediti d'imposta
Ma non ci sono solo le spiagge o nuovi distretti turistici. Nelle intenzioni del Governo il Dl sviluppo propone alle imprese un tris di crediti d'imposta. Ai due bonus iniziali su ricerca e assunzioni nel Mezzogiorno, durante l'esame alla Camera si è aggiunta la riapertura della Tremonti Sud, ovvero del credito d'imposta riconosciuto alle imprese che effettuano nuovi investimenti nel Mezzogiorno. Per il mondo produttivo la speranza è che ora la trattativa con la Ue per poter spendere almeno i due crediti d'imposta al Sud utilizzando i Fondi Europei si sblocchi subito. Il tentativo proposto dal Pd e licenziato dalle Commissioni di anticipare la pronuncia di Bruxelles sui fondi comunitari ricorrendo subito al Fas alla fine non ha ottenuto il via libera del Governo. Sul filo di lana presentando il maxiemendamento su cui è stata votata la fiducia ha stralciato il "gioco di anticipo" del cosiddetto emendamento D'Antoni.

Tentativi di pax fiscale tra contribuenti ed Equitalia
Il decreto sviluppo, con un nutrito pacchetto di semplificazioni fiscali porta con sé anche i tentativi di pax fiscale tra contribuenti ed Equitalia. Una riforma della riscossione voluta dal Parlamento e sostenuta dal Governo ma che alla fine è rimasta a metà. I contribuenti incassano il divieto del ricorso alle ganasce fiscali per importi fino a 2mila euro, così come il divieto per l'agente della riscossione di pignorare la prima casa per debiti inferiori a 20mila euro. Non solo. Scompare ogni effetto anatocistico degli interessi sulle cartelle così come la sanzione per iscrizioni provvisorio scende dal 50 al 30 per cento. Ma nulla è arrivato sulla possibilità di allungare la rateizzazione dei debiti con Equitalia o sulla riduzione dell'aggio ovvero del costo della riscossione. Ancor peggio è andato ai Comuni che dal 1° gennaio 2012 saranno abbandonati da Equitalia e dovranno riscuotere le proprie entrate attrezzandosi in proprio, ma utilizzando strumenti di recupero datati 1910 come la vecchia e complessa ingiunzione di pagamento. Come dire dar la caccia a chi non paga con armi spuntate.

Marcia indietro sui giudici
Capitolo a parte l'accertamento esecutivo che entrerà in vigore dal 1° luglio. Da una parte le imprese che chiedevano un allungamento della sospensione di 120 giorni fino alla data di pronuncia del giudice sulla sospensiva dell'atto esecutivo. Dall'altra il Governo irremovibile sulla necessità di indicare un termine certo. Ai 120 giorni iniziali ne ha aggiunti altri 60 per un totale di 180 giorni. Ma complicando l'esame in Commissione introducendo la responsabilità dei giudici tributari che non si sarebbero pronunciati nei sei mesi. Dopo l'intervento del Capo dello stato e il rischio paralisi annunciato dai giudici ai primi di luglio il Governo ha fatto marcia indietro cancellando la responsabilità dei giudici ma lasciando i 180 giorni. Ai contribuenti non resta che sperare nella solerzia dei giudici e nello sconto di un terzo sulle iscrizioni provvisorie in caso di ricorso.

Dietrofront sulla stabilizzazione dei precari della scuola
Infine, va registrato l'ultimo dietrofront del Governo sulla stabilizzazione dei 20mila precari della scuola con l'iscrizione nelle graduatorie ad esaurimento. L'emendamento approvato dalle Commissioni alla fine è stato cassato dal Governo con il maxiemendamento e per i precari già in possesso di abilitazione la partita è saltata ancora una volta.

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