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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2011 alle ore 16:43.

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Perché uccidere Gheddafi è più facile a dirsi che a farsiPerché uccidere Gheddafi è più facile a dirsi che a farsi

Ormai è chiaro che la Nato e gli insorti libici considerano l'uccisione di Gheddafi come unica chance di concludere in tempi brevi il conflitto. Dopo tanti giri di parole e smentite ufficiali anche i vertici della Nato pare abbiano cominciato ad ammettere che Gheddafi è il target numero uno dei raids aerei che martellano Tripoli.

L'ammiraglio Usa Samuel J. Locklear, comandante delle operazioni navali della Nato nel Sud Europa, dal suo comando di Napoli avrebbe dichiarato durante un colloquio con il deputato repubblicano Usa, Mike Turner, che i Paesi della Nato «stanno cercando di uccidere Muammar Gheddafi con ogni mezzo a loro disposizione».

L''Huffington Post" ha riportato le parole di Locklear, secondo la versione fornita direttamente dal deputato statunitense. «L'obiettivo della protezione della popolazione civile è stato assunto per permettere la rimozione della catena di comando militare di Gheddafi, che comprende lo stesso Gheddafi», sarebbero state le parole dell'ammiraglio. «Certamente se sarà rimosso Gheddafi ci saranno conseguenze nel cambiamento del regime» avrebbe aggiunto Locklear secondo Turner.

Uccidere Gheddafi è però più facile a dirsi che a farsi nonostante il completo dominio dell'aria da parte degli alleati che sono in grado di impiegare numerosi mezzi per individuare e tenere sotto controllo i movimenti del raìs. Il leader libico viene costantemente seguito dalla Nato nei suoi spostamenti da un covo a un altro nel Paese. Lo riferisce il Daily Mail che cita fonti militari britanniche. Satelliti statunitensi e gli aerei spia della Royal Air Force, i Nimrod R1, vengono impiegati insieme ai velivoli teleguidati (i cosiddetti droni) per sorvegliare i rifugi di Gheddafi a Tripoli e in altre città. Non si tratta solo di sorveglianza effettuata raccogliendo immagini ma anche di intercettazione delle telecomunicazioni radio e telefoniche del raìs e dei suoi famigliari e collaboratori.

Dati raccolti a bordo del cacciatorpediniere Liverpool, situato al largo delle coste libiche e dotato di tutte le apparecchiature necessarie per le intercettazioni, a monitorare i movimenti del colonnello e a ricevere le immagini raccolte dai velivoli. La nave della Royal Navy costituirebbe il comando avanzato dell'operazione di caccia al lepade libico che secondo le fonti del Mail "si è spostato da un posto a un altro" nelle ultime settimane. In relazione al rischio di essere colpito dai jet alleati fonti dell'intelligence statunitense sentite dal Wall Street Journal valutano che il leader libico potrebbe presto lasciare Tripoli per rifugiarsi in una località più sicura fuori della capitale.

Per eliminare Gheddafi restano due opzioni, entrambe attuabili solo dopo aver avuto la certezza del luogo dove si nasconde il raìs. La prima riguarda l'impiego di cacciabombardieri armati di bombe a guida gps eventualmente dotate di penetratore nel caso Gheddafi si nascondesse in un bunker sotterraneo. Raid del genere vennero effettuati senza successo per uccidere il leader iracheno Saddam Hussein e comportano solitamente il rischio di provocare vittime civili, specie se l'obiettivo si trova in un'area urbana.

Basti pensare che una patte non irrilevante delle cinquemila missioni aeree da attacco condotte dai jet della Nato in 1.200 giorni di guerra sulla Libia sono state annullate per il rischio di provocare danni collaterali. La seconda opzione riguarda l'impiego di unità di forze speciali impegnate in un raid nel cuore del territorio libico o nella stessa Tripoli. Un'operazione che includerebbe almeno un centinaio di soldati con un buon numero di elicotteri da trasporto e da attacco. Un blitz simile a quello effettuato dagli statunitensi per eliminare Osama bin Laden affidato agli incursori britannici dello Special Air Service e Special Boat Service. Anche un'azione del genere non è però priva di rischi. Gli elicotteri sono vulnerabili al fuoco antiaereo e ai missili portatili libici, efficaci solo contro velivoli a quote basse. Benché facilitate dalla vicinanza della costa e delle navi alleate, le forze speciali dovrebbero poi affrontare l'agguerrita scorta personale del raìs. In pratica il successo non è garantito e il rischio di perdite è molto elevato. Se Gheddafi poi lasciasse Tripoli per guidare la resistenza dai rifugi nel deserto (i più importanti sono a Sebha) un raid per ucciderlo dovrebbe mobilitare più truppe e mezzi oltre a un ingente apparato logistico necessario a proiettare una forza d'assalto a quasi mille chilometri dalla costa, in pieno Sahara.

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