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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2011 alle ore 11:45.

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Alfano eletto segretario Pdl per acclamazione (Ansa)Alfano eletto segretario Pdl per acclamazione (Ansa)

Avrebbe voluto far incoronare il suo delfino Angelino Alfano (ecco un suo ritratto) per acclamazione, come nella migliore tradizione del Pdl. Ma Silvio Berlusconi ha dovuto fare un passo indietro e cedere alle regole per evitare incidenti e polemiche in un partito nato e cresciuto attorno a lui e che ora prova a imboccare una svolta democratica. «Mi permetto di chiedere di non fare una votazione come prevede lo statuto», esordisce il Cavaliere davanti al Consiglio nazionale del Pdl, ma di nominare il segretario del Pdl «con questo applauso e con un suffragio generale». Lui, il giovane ministro siciliano, precisa che lascerà il dicastero «dopo l'ok al codice antimafia» e ripaga subito il premier della stima invitandolo a riprovarci nel 2013. «Berlusconi rivincerà le elezioni». Quindi annuncia la grande rivoluzione nel Pdl: primarie «per selezionare i migliori» e un partito degli onesti («non tutti lo sono») e non delle tessere in cui vinca «chi ha i voti e non i soldi».

Il Cavaliere emozionato: è un periodo intenso e difficile della mia vita
Una svolta ambiziosa, quindi, che comincia qui con l'acclamazione voluta dal premier e che alla fine va in scena anche se un attento Denis Verdini invita il presidente del Consiglio a indire la votazione. Non prima di aver fatto approvare alla platea riunita all'Auditorium della conciliazione le modifiche statutarie (un solo voto contrario tra le palette sollevate in sala) che hanno introdotto la nuova figura ricoperta dal guardasigilli. Poi la richiesta del premier è stata esaudita. Esito scontato, ovviamente, davanti a un Cavaliere che si dice «emozionato» perché, confida ai suoi, «sapete con quanta passione ho preso la decisione di scendere in campo lasciando una professione che mi piaceva moltissimo». Quindi l'ammissione che non ti aspetti.«È un periodo intenso e difficile della mia vita ma oggi con questa straordinaria unità mi ripagate di tutto questo».

Berlusconi rassicura i suoi: siamo ancora i primi in Italia
Insomma, Berlusconi prova a girare pagina e a spazzare via le tensioni interne di questi ultimi mesi affidando il partito al ministro della Giustizia. Ma gli obiettivi per il futuro non cambiano. Così il Cavaliere, dopo aver ricordato che «siamo ancora i primi in Italia, al 30% anche se i signori del Pd dicono il contrario», avverte che bisogna «riconquistare i nostri elettori, che sono solo indecisi, non sono andati da un'altra parte». Perché, è la tesi ribadita dal premier, le elezioni sono state perse soprattutto per colpa dei media e di quella tenaglia più volte evocata da Berlusconi nelle ultime settimane. «La Rai è stata implacabile, abbiamo perso anche per questo».

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