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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2011 alle ore 13:36.
L'ultima modifica è del 05 luglio 2011 alle ore 17:50.

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Berlusconi ritira la norma sul Lodo Mondadori: «Sgombrato il campo da ogni polemica (LaPresse)Berlusconi ritira la norma sul Lodo Mondadori: «Sgombrato il campo da ogni polemica (LaPresse)

di Celestina Dominelli
Prima le fortissime perplessità del Colle. Poi la minaccia di una rivolta degli alleati della Lega, spiazzati da quel codicillo pro-Fininvest spuntato tra le pieghe della manovra e anticipato dal Sole24Ore.com. Così Silvio Berlusconi ha dovuto cedere e ritirare la contestatissima norma che avrebbe potuto bloccare l'esecutività del risarcimento di 750 milioni di euro a carico della Fininvest a favore della Cir di Carlo De Benedetti. Non prima, però, di averla definita «giusta e doverosa» ed essersi detto sicuro che la Corte d'appello di Milano annullerà la sentenza di primo grado. «Le opposizioni - scrive il premier nella nota - hanno promosso una nuova crociata contro questa norma pensando che, tra migliaia di potenziali destinatari, si potrebbe applicare anche a una società del mio gruppo. Per sgombrare il campo da ogni polemica ho dato disposizione che questa norma giusta e doverosa sia ritirata. Spero non accada che i lavoratori di qualche impresa, in crisi perché colpita da una sentenza provvisoria esecutiva, si debbano ricordare di questa vergognosa montatura».

Quirinale attende altri chiarimenti dal governo
Archiviato l'incidente sul Lodo Mondadori, il Colle attende però altri chiarimenti perché, si sottolinea in ambienti del Quirinale, la norma pro-Fininvest non era la sola perplessità espressa dal capo dello Stato. Napolitano resta infatti in attesa di risposte dal governo prima di procedere alla controfirma della manovra. Chiaramente le osservazioni del Quirinale non riguardano il merito della manovra che è di esclusiva competenza del governo ma si riferiscono ad alcuni aspetti tecnico-giuridici che l'esecutivo deve chiarire.

Fini: totalmente inopportuna. Dl in aula al Senato dal 19 luglio
Sulla norma pro-Fininvest, bocciata anche da Gianfranco Fini («è totalmente inopportuna»), il Cavaliere ingrana quindi la retromarcia per evitare il tracollo della maggioranza e lo stop del Colle al decreto di correzione dei conti, atteso in aula al Senato da martedì 19 luglio. Perché quella modifica, anticipata ieri dal Sole24ore.com, avrebbe potuto far deflagrare i già difficili equilibri della maggioranza. Umberto Bossi e i suoi infatti hanno subito fatto capire che non l'avrebbero digerita dopo aver dovuto prendere atto che erano stati informati della correzione infilata in corsa per evitare a Silvio Berlusconi il possibile salasso della condanna nel caso Mondadori che lo vede opposto al gruppo De Benedetti.

Lega sugli scudi: il pressing Bossi e dei suoi sul premier
Da Via Bellerio non erano arrivate dichiarazioni ufficiali, ma il malumore era trapelato tutto. I ministri leghisti giovedì scorso non avevano ricevuto nel testo che era stato loro consegnato la norma in questione. E dunque si sono trovati ieri davanti al fatto compiuto. Nemmeno gli uomini che maneggiano i provvedimenti in Parlamento (da Reguzzoni a Garavaglia) erano stati messa a conoscenza del "codicillo". Da qui, quindi, il profondo malumore dei vertici della Lega.

Sacconi: norma è corretta ed equilibrata
Una irritazione cui aveva fatto da contraltare la difesa del provvedimento sponsorizzata da alcuni ministri di peso del Pdl. «Mi auguro che tutti vorranno giudicare la norma in sé - aveva detto stamattina Maurizio Sacconi, titolare del Welfare -. Credo sia corretta ed equilibrata». La modifica, aveva aggiunto il ministro, «consente di tutelare le parti dal contenzioso civile, la norma prevede una cauzione per chi soccombe nel secondo grado di giudizio, che in caso di pagamento lo metterebbe nelle condizioni di danno irreversibile. Anche la soglia risponde a un criterio di equilibrio».

Frattini: in Dl nessun intento ad personam
E anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva provato a difendere la norma. «Nella manovra non ci sono norme con "intenti ad personam"». Non prima di aver ammesso però che «di questa norma non c'è stata discussione approfondita in consiglio dei ministri. Se capisco bene è una norma di carattere generale e non particolare. Si tratta di un principio che già esiste nel codice civile. Non c'è alcun intento ad personam».

L'allarme del Csm: stravolgerebbe il sistema
Ma il cambio introdotto in coda alla manovra aveva sollevato forti perplessità al Quirinale, che sta esaminando il testo inviato ieri dal governo, e suscitato anche le critiche del vicepresidente del Csm, Michele Vietti. «Modificare il principio dell'esecutività della sentenza di secondo grado significherebbe rischiare di stravolgere il sistema: credo che convenga non farlo per non violare il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge».

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