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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2011 alle ore 16:43.

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Il Fondo monetario internazionale ha confermato oggi le stime di crescita del pil tedesco nel 2011 al 3,2%, in linea con le proiezioni dello stesso governo di Berlino, ma ha espresso preoccupazione per l'eccessiva dipendenza dell'economia nazionale dalle esportazioni. E' quanto emerge dal consueto rapporto annuale ex articolo IV preparato dall'istituzione di Washington sull'economia tedesca.

«Certamente - si legge nel rapporto - la Germania ha ritrovato la ricchezza perduta durante la crisi» e può contare ora su un numero di posti di lavoro superiore a prima della recessione, ma «le sue prospettive di crescita a lungo termine rimangono deboli e dipendono in larga misura dalle esportazioni, il che riduce in misura sostanziale la sua capacità di contribuire alla crescita europea per non parlare di quella mondiale».

A medio termine dunque il Fondo ritiene che la Germania potrebbe avere un tasso di crescita basso, tra l'1 e l'1,25%, se non saranno varate importanti riforme strutturali. «Per queste ragioni - scrive Ashok Mody, capo della divisione Europa del Fondo - la Germania non può essere considerata una locomotiva economica per l'Europa». (Il Sole 24 Ore - Radiocor)

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