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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2011 alle ore 10:45.

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Un colpo di pistola alla tempia. Mario Cal, il vice di Don Luigi Verzè al San Raffaele, è morto così stamane poco dopo le 10 nel suo ufficio. La sua scomparsa, ha spiegato il responsabile del piano di salvataggio del gruppo ospedaliero, Giovanni La Croce, «è un evento tragico che rende ancor più improcrastinabile il deposito della domanda di concordato preventivo in Tribunale».

Cal era stato ascoltato nei giorni scorsi come testimone dalla Procura di Milano in relazione al maxi buco dell'azienda ospedaliera di quasi un milairdo di euro. «Era preoccupato per la situazione del San Raffaele perché non c'era più la liquidità per pagare i fornitori», ha raccontato il legale di Cal, Rosario Minniti.

Giallo sulla pistola trovata in un sacchetto
Ed è giallo sulla pistola con cui Cal si è tolto la vita nel suo ufficio al San Raffaele. L'arma è stata trovata in un sacchetto di plastica, lontano dal cadavere dell'uomo. Per questo il pm di turno, Maurizio Ascione, ha disposto accertamenti e vuole sentire, nelle prossime ore, la persona che ha trovato la pistola. L'ex vice presidente del San Raffaele prima di togliersi la vita ha lasciato due scritti sulla scrivania del suo ufficio, uno destinato alla moglie, mentre nell'altro ringrazia la sua segretaria. «Grazie di tutto, perdonami Stefania».

Cal morto dopo mezz'ora dallo sparo
Il primario del pronto soccorso dell'ospedale, Michele Carlucci, ha spiegato che Cal «dopo ripetute manovre rianimatorie è deceduto alle 10.57 al Pronto Soccorso del San Raffaele dove era stato portato alle 10.21». Il vicepresidente, ha chiarito Carlucci, «è stato immediatamente soccorso e rianimato. Le sue condizioni sono apparse subito critiche, e dopo un periodo di stabilizzazione dei parametri vitali purtroppo l'evoluzione non è stata favorevole».

Pochi giorni fa il cambio al vertice
È di pochi giorni fa la notizia del cambiamento del Cda della Fondazione Monte Tabor che gestisce l'azienda ospedaliera. Al San Raffaele è finita l'era di don Verzè. Il nuovo Cda della Fondazione Monte Tabor, che gestisce economicamente la struttura di via Olgettina alle porte del capoluogo lombardo, dovrebbe rappresentare un momento di svolta per le sorti dell'ospedale. Così potrebbe leggersi la mossa del 92enne fondatore Don Luigi Verzè che proprio la scorsa settimana ha fatto un passo indietro, lasciando tutto (la gestione, le deleghe operative ma anche la patata bollente del salvataggio) nelle mani del rinnovato consiglio di amministrazione e del vicepresidente, Giuseppe Profiti, presidente dell'ospedale Bambin Gesù di Roma. In pratica, subentra il Vaticano.

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