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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2011 alle ore 12:53.

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San Raffaele, si fa avanti il VaticanoSan Raffaele, si fa avanti il Vaticano

MILANO - Don Luigi Verzè chiama il Vaticano per il salvataggio dell'ospedale San Raffaele di Milano, sommerso da 900 milioni di debiti. Un intervento dall'alto che, secondo quanti riferiscono fonti finanziarie, ieri è arrivato sul tavolo del consiglio di amministrazione della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, in parte sorprendendo le stesse banche creditrici e mettendo fuori gioco (almeno per ora) le offerte concorrenti, in particolare quella dell'imprenditore della sanità Giuseppe Rotelli.

Lo scarno comunicato della Fondazione San Raffaele, lanciato ieri pomeriggio alle agenzie, non chiarisce tutti i dettagli di una vicenda che dietro le quinte ha visto muoversi personaggi influenti del Vaticano. Il presidente Don Verzè ha infatti informato il consiglio del vivo interesse manifestato dalla Santa Sede a supportare la Fondazione nel processo di risanamento in corso e nella gestione delle attività ospedaliere, sanitarie e di ricerca. Don Verzè avrebbe inoltre indicato l'interesse di una primaria charity internazionale a partecipare al progetto promosso dalla Santa Sede, attraverso, tra l'altro, una significativa donazione all'Università Vita-Salute San Raffaele destinata al supporto dell'attività formativa e di ricerca.

In realtà, il possibile fallimento del San Raffaele, con un'inchiesta giudiziaria pronta a partire (proprio ieri si è saputo dell protocollo aperto dalla Procura di Milano), avrebbe fatto muovere alcuni personaggi di rilievo della Santa Sede (viene fatto il nome del cardinale Tarcisio Bertone) affiancata ad alcune istituzioni finanziarie: secondo le indiscrezioni della cordata vaticana farebbero infatti parte anche lo Ior, l'istituto di credito della Santa Sede, e Banca Intesa Sanpaolo. L'interesse del Vaticano sarebbe stato inoltre manifestato da un advisor come Vitale Associati nella persona di Orlando Barucci. Il piano industriale sarebbe interessante: cioè creare un polo della sanità cattolico, unendo ospedali come l'ospedale pediatrico Bambin Gesù e il Gemelli di Roma assieme al San Raffaele di Milano. Resta da capire come potrebbe avvenire l'operazione. Le discussioni tecniche sono state rinviate nei prossimi giorni, ma sembra ormai scongiurato il concordato: la procedura portata avanti dalle banche creditrici (Intesa Sanpaolo e UniCredit in prima fila) e dall'advisor Arnaldo Borghesi.

A questo punto potrebbe essere scelto il 182 bis, che permetterebbe di affrontare il risanamento dell'ospedale con maggior serenità. Ma non è da escludere che i capitali del Vaticano potrebbero essere utilizzati anche in un'altra forma.

Negli ambienti vicini alla trattativa si esprime soddisfazione. Ma c'è anche chi osserva come un'offerta concreta non sia per ora arrivata.
Concreta è invece l'offerta arrivata dal manager della sanità privata Giuseppe Rotelli, presidente del Gruppo ospedaliero San Donato, che ha messo sul piatto 250 milioni per salvare il San Raffaele: iniezione di liquidità che Rotelli metterebbe a disposizione attraverso Velca, la finanziaria di famiglia. La proposta dell'imprenditore sanitario milanese, discussa ieri in Cda dalla Fondazione, sarebbe stata tuttavia considerata in subordine rispetto a quella del Vaticano.

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