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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2011 alle ore 08:10.

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Autorevoli indiscrezioni hanno anticipato a Il Sole 24 Ore che un downgrading del rischio America potrebbe essere deciso già la prossima settimana. La rottura dei negoziati, ieri notte, rende a questo punto difficili tagli al disavanzo accettabili per il mercato. È per questa ragione – e non per gestire le conseguenze di un possibile default, che non ci sarà – che ieri a Washington c'è stato un incontro a tre.

La rottura dei negoziati è stata decisa ieri notte dal presidente della Camera, John Boehner. L'accusa: Obama non vuole tagliare le spese a sufficienza. Pochi minuti dopo il presidente ha dato la sua versione dei fatti accusando i repubblicani di intransigenza: volevano solo agire sul fronte delle spese e non sulle entrate.

Il presidente ha convocato per questa mattina alle undici un incontro di emergenza per affrontare la questione della scadenza del tetto sul debito. Ha convocato alla Casa Bianca le leadership democratica e repubblicana per superare l'impasse sulla scadenza del tetto sul debito, che potrebbe portare al default gli Usa.

Che la situazione si fosse deteriorata era già chiaro ieri mattina. Autorevoli indiscrezioni hanno riferito che le agenzie di valutazione dl credito hanno comunicato privatamente ai negoziatori che, in mancanza di un accordo soddisfacente per tagliare la spesa, un downgrading poteva arrivare già la settimana prossima.

L'incontro di ieri era fra il segretario al Tesoro Tim Geithner, il presidente della Fed, Ben Bernanke, e il presidente della Fed di New York, William Dudley. Se ci sarà davvero il downgrading da tripla A a doppia A+, come del resto hanno già minacciato le principali agenzie, da Standard and Poor's a Moody's, si tratterebbe della prima volta nella storia che il debito americano, un punto di riferimento su cui si aggiustano gli altri rischi Paese, verrebbe declassato. O comunque la prima volta in circa 70 anni, da quando esistono le graduatorie delle agenzie per la valutazione del credito.

Se questo dovesse succedere vi sono due ordini di problemi, il primo è il pericolo di una vendita massiccia di titoli americani o comunque di un aumento del rendimento a lungo termine. Ma visto che i titoli del Tesoro americano sono un "benchmark", un downgrading del bond Usa avrebbe a cascata conseguenze per tutti gli altri titoli sovrani.

L'obiettivo dell'incontro di ieri era dunque quello di mettere a punto una possibile modalità di intervento per evitare il pericolo di eccessive turbolenze di mercato proprio nel momento in cui si è appena tamponato il problema greco.

«Immagino che l'incontro a tre abbia natura preventiva. Non credo tuttavia che ci saranno reazioni particolari. Un aggiustamento di appena una frazione del rischio in un contesto in cui non c'è molta offerta di qualità è stato forse già scontato dal mercato...certo la notizia sarebbe comunque un piccolo shock, un "reality check". Ho fiducia che in caso di donwgrading il mercato non avrà una reazione isterica», ci ha detto uno dei più importanti gestori americani di fondi in America che ha preferito mantenere l'anonimato.

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