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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2011 alle ore 20:36.

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Il Congresso deve smetterla con «giochi politici imprudenti»: «non bisogna giocare con il fuoco». Lo afferma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. «Il presidente e il vice presidente hanno incontrato lo speaker della della Camera John Boehner, il leader della minoranza alla Camera, Nancy Pelosi, il leader della maggioranza in Senato Harry Reid e il leader della minoranza in Senato Mitch McConnell per discutere le opzioni per assicurare che il tetto del debito sia aumentato e gli Stati Uniti non facciano default. Il presidente ha ribadito la propria opposizione a un allungamento di breve termine del limite legale del debito che causerebbe il downgrade», afferma Carney in una nota.

«Come l'attuale situazione mostra chiaramente sarebbe irresponsabile mettere a rischio il paese e l'economia. Il Congresso dovrebbe smetterla con giochi politici irresponsabili con la nostra economia. E dovrebbe fare il suo lavoro, evitando il default e riducendo il deficit. I leader del Congresso si sono accordati per tornare a Capitol Hill per parlare con i membri del partito, le negoziazioni continueranno nella giornata», si legge ancora nel comunicato.

Il presidente Barack Obama individua chiaramente il rischio che l'impasse sulle negoziazioni per il piano di riduzione del deficit innervosisca non poco i mercati mondiali, che già hanno concluso la settimana piuttosto incerti. Così, anche se tra gli operatori di Borsa all'ipotesi default credono davvero in pochi, la scadenza del 2 agosto sta facendo spostare l'attenzione dalla vecchia Europa a Washington.

«La crisi greca per ora sembra archiviata con l'ultimo accordo europeo - spiega un operatore di Piazza Affari - ma già l'ultima seduta di settimana delle Borse non è andata tanto bene, appesantita non solo dal giudizio di Fitch sull'intesa Ue, ma soprattutto dal ritorno della speculazione sui titoli di Stato» con un leggero rialzo degli spread tra quelli italiani e spagnoli rispetto ai Bund tedeschi.

A questo si aggiunge un'ipotesi importante, che ormai viene trattata come una certezza tra chi lavora sulle Borse europee: i problemi per l'Italia sono venuti soprattutto perchè i potenti hedge fund con base negli Stati Uniti e uffici a Londra hanno attaccato al ribasso non più i 'credit default swap' sui titoli di Stato tricolori, ma direttamente Btp, Bot e cugini.

«Ma ora tutti guardiamo agli sviluppi in Usa - aggiunge chi si prepara alla prossima settimana di trattative sui mercati azionari - anche se Wall Street in questo momento ci sembra strutturalmente più interessante rispetto all'Europa». Non è un caso che sia le Borse del Vecchio continente sia quella statunitense abbiano toccato il minimo dell'anno insieme, cioè a metà marzo, ma che poi la ripresa del mercato Usa sia iniziata prima: a metà giugno, mentre l'Europa è ripartita una decina di giorni dopo. E che questa ripresa sia più consistente: +7% dai minimi di marzo per lo S&P 500 (l'indice dei principali titoli quotati a Wall Street), +3,8% per l'indice Dj stoxx 600 europeo.

Ovviamente tutto cambierebbe se a Washington non si dovesse trovare un accordo sull'innalzamento del livello del debito e sono già a favore dell'euro le previsioni sui mercati valutari. Gli operatori pensano infatti che per il Vecchio continente il peggio sia passato mentre sul biglietto verde comincerebbero a pesare le tensioni politiche 'internè. Dopo aver recuperato nelle ultime trattative della scorsa settimana fino a un rapporto di 1,43 con il dollaro, l'euro viene infatti definito «piuttosto solido», con previsioni di un ulteriore piccolo rialzo fino a quota 1,46-1,47 ad avvio di mercati. Ma sono solo analisi tecniche, che ancora non credono a un fantasma che diventa realtà.

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