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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2011 alle ore 14:55.

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Anders Behring Breivik stava pianificando gli attentati almeno dall'autunno del 2009. A rivelarlo è un documento di 1.500 pagine che lui stesso ha pubblicato su internet. Nel memoriale, il norvegese spiega nei dettagli i preparativi della spedizione, invocando «l'uso del terrorismo come mezzo per risvegliare le masse», e dice di aspettarsi di essere ricordato «come il più grande mostro dopo la Seconda Guerra Mondiale».
Il testo, redatto in inglese e intitolato "A European Declaration of Independence - 2083", è firmato "Andrew Berwick", ma in un passaggio l'autore conferma che è norvegese e che il suo vero nome è Anders Behring Breivik.

«Terrorismo per destare le masse»
Nel documento - a metà tra il diario, il manuale per la fabbricazione di ordigni e il programma politico - sono continui i riferimenti contro l'Islam e il marxismo e la passione per i Templari. Anders nel memoriale sostiene che ci sono «momenti in cui è necessaria la crudeltà» ed espone nel dettaglio le fasi di preparazione dell'attacco. Ricco di lunghi riferimenti storici, il manifesto contiene molti dettagli sulla personalità di Anders, sulle modalità per preparare ordigni esplosivi e sull'addestramento all'uso delle armi da fuoco.

Un manifesto copiato da quello di Unabomber
Secondo il quotidiano norvegese VG, il memoriale di Breivik è stato largamente copiato dal manifesto di Unabomber, ossia Theodore Kaczynski, il criminale americano condannato per aver inviato pacchi esplosivi per 18 anni, provocando 3 morti e 23 feriti. Sono state cambiate solo poche parole, sostituendo «sinistra» con «multiculturalismo» e «marxismo culturale».
Il killer norvegese nel lungo documento si scaglia contro la «paura irrazionale delle dottrine nazionalistiche» che, per il timore della venuta di «nuovi Hitler», «ci impedisce di fermare il nostro suicidio culturale mentre la colonizzazione islamica cresce di anno in anno». Breivik sottolinea di non odiare i musulmani ma minaccia la loro espulsione se non si saranno «assimilati al 100% entro il 2020». È lui stesso, nel memoriale, a raccontare il percorso mentale che lo ha portato alla decisione di «colpire»: avendo realizzato che «la lotta democratica contro l'islamizzazione dell'Europa è persa, 40 anni di dialogo con il marxismo culturale e il multiculturalismo si sono conclusi in un disastro», Breivik decide di «esplorare forme alternative di opposizione», scegliendo la resistenza armata.

Minacce al Papa e all'Italia

Ci sono anche minacce al Papa e all'Italia nei proclami che Breivik aveva diffuso sul web. Lo sostiene il sociologo Massimo Introvigne, rappresentante dell'Osce per la lotta al razzismo e alla discriminazione contro i cristiani, che ha analizzato il memoriale. Il norvegese minaccia direttamente papa Benedetto XVI, di cui scrive che «ha abbandonato il cristianesimo e i cristiani europei e deve essere considerato un papa codardo, incompetente, corrotto e illegittimo». Breivik evoca poi una «guerra civile europea», con «attacchi shock di cellule clandestine» i cui obiettivi sono i partiti politici: i laburisti norvegesi anzitutto, ma - riferisce Introvigne - anche quattro partiti italiani (Pdl, Pd, Idv, Udc) che boicotterebbero in modo diverso la guerra all'Islam. Come «obiettivi strategici» sono indicate anche 16 raffinerie italiane, da Trecate a Milazzo.

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