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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2011 alle ore 15:54.

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Anders Breivik, autore delle stragi di Oslo e Utoya, verrà ascoltato domani per un'ora dalla polizia. Si tratta del secondo interrogatorio dopo quello di sabato, all'indomani dei due attacchi. Gli inquirenti intendono sentirlo sui molti particolari raccolti negli ultimi, convulsi giorni di indagini. La procura, intanto, ha reso noto che il 32enne non sarà processato prima dell'anno prossimo e che le udienze potrebbero essere a porte chiuse. «Il punto di partenza» sarà l'incriminazione, che «non potrà essere pronta prima della fine di quest'anno» ha spiegato il procuratore Ingunn Fossgard, sottolineando che la polizia «ha bisogno di tempo» per condurre a fondo le indagini. Per le stragi per finalità terroristiche Breivik rischia 21 anni di carcere, ma i magistrati stanno studiando l'ipotesi di accusarlo di crimini contro l'umanità, reato che comporterebbe una pena di 30 anni.

I dettagli dell'inchiesta
Nel frattempo sono terminate le ricerche dei corpi sui fondali marini intorno all'isola della sparatoria dove si stava svolgendo il meeting della gioventù laburista; ancora mercoledì all'appello mancava un disperso. Sul tema la polizia sembra da giorni alquanto evasiva, tanto più che oggi, nella conferenza stampa quotidiana, un portavoce ha parlato di «un numero assai ridotto» di dispersi. La media dell'età delle vittime era tra i 14 e i 19 anni. Secondo gli investigatori, la bomba che ha devastato il centro di Oslo era a base di nitrogeno. Quanto all'uniforme indossata dall'assassino sull'isola, è stata probabilmente acquistata all'estero e aveva anche un logo della polizia norvegese, anche se non è chiaro come Breivik se lo fosse procurato. Un sopravvissuto alla sparatoria, Jo Granil, ha raccontato che l'assassino aveva «il classico equipaggiamento»
da agente, compreso un walkie-talkie.

Le strane richieste del killer
Rinchiuso nella prigione di Ila, sulla costa occidentale del Paese, sembra che il 32enne abbia già fatto diverse, «strane» richieste: uno psichiatra non norvegese, cibo speciale e un computer portatile. Breivik avrebbe anche preteso di poter collegarsi al sito di Wikileaks e di avere accesso al suo delirante manifesto online, pubblicato poco prima delle stragi.

I particolari della cattura
In attesa che si metta al lavoro la Commissione indipendente che indagherà su cosa non ha funzionato nella reazione agli attacchi, si è appreso che le squadre speciali intervenute a Utoya avevano l'ordine di sparare e, se il caso, uccidere. Una testa di cuoio ha raccontato che il 32enne era disarmato e aveva le mani sulla testa, quando sono riusciti a raggiungerlo. E secondo Anders Snortheimsmoen, comandante delle squadre speciali, è mancato poco che i suoi uomini lo freddassero, per il timore che indossasse una cintura esplosiva. Le prime parole di Breivik, a quel punto, sarebbero state lapidarie: «Adesso ho finito».

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