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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2011 alle ore 13:08.

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(Afp)(Afp)

Potrebbero esserci altre sorprese, ma il tempo stringe. Una è Marco Rubio, quarantenne senatore della Florida di origini cubane. Rubio è l'Obama ispanico, la nuova speranza repubblicana, il cantore della supremazia americana. È più probabile che Rubio ci provi nel 2016, quando Obama non sarà sulla scheda elettorale, ma intanto si distingue dagli altri potenziali leader conservatori con discorsi di peso sull'economia e sulla politica estera. I repubblicani non hanno bisogno soltanto di una faccia nuova, credibile, autorevole, unitaria. Cercano anche un'idea, una visione, una speranza. Rubio è la cosa più simile a un ideale candidato anti Obama. Sul debito e altre questioni decisive, il giovane senatore sostiene che non si possono inseguire compromessi, ma che si deve scegliere apertamente una via oppure l'altra. Obama invece continua a puntare sul centro, sui moderati dei due partiti, sull'unità nazionale, alienandosi per motivi opposti le ali estreme. Un tempo un compromesso bipartisan come quello sul debito sarebbe stato salutato come un capolavoro politico. Oggi non basta più.

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