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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2011 alle ore 08:03.

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di Isabella Bufacchi

ROMA. «Dobbiamo fare una manovra molto forte quest'anno e il prossimo» per anticipare il pareggio di bilancio dal 2014 al 2013 come indicato dalle sedi europee. Con questa premessa, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha tracciato ieri le linee guida delle misure che azzereranno il deficit in poco più di due anni, in un intervento scarno di numeri e dettagli davanti alle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Camera e Senato. «La scelta politica è ancora in corso», si è giustificato rispetto alle critiche arrivate, anche dalla Lega e dall'interno del Pdl, non volendo rivelare i contenuti del decreto anticrisi «a mercati aperti» o prima di illustrarli al capo dello Stato.

Alle molte polemiche della giornata il ministro ha risposto in serata, gettando acqua sul fuoco: si è trattato di «un incontro positivo e costruttivo», «un contributo sicuramente importante in vista del difficile lavoro che ci aspetta per la discussione del prossimo provvedimento», con l'opposizione «non mancheranno occasioni di confronto».
Nel corso dell'audizione, Tremonti aveva passato in rassegna le principali misure che agiranno, come richiesto dalla lettera della Bce al Governo, sul bilancio pubblico e sulla crescita. Dalle liberalizzazioni al mercato del lavoro, dall'allineamento delle aliquote delle rendite finanziarie ai costi della politica, dalla stretta della lotta all'evasione fiscale alla riduzione della spesa pubblica, anche incidendo sul welfare per il quale l'Europa auspica «tagli orizzontali».

Il ministro ha motivato con vigore le modifiche all'articolo 81 della costituzione per «costituzionalizzare il rigore e l'equilibrio di bilancio» con «riferimento esplicito ai vincoli europei su debito e indebitamento» perché serve «un forte passaggio politico» in linea con i diktat europei. Ha insistito sulla necessità di cambiare l'articolo 41 della costituzione per liberalizzare «un moderno medioevo» difficile da riformare dall'interno. Ha detto che il Governo «non ha nulla in contrario» ad anticipare nel decreto la riforma delle rendite finanziarie con armonizzazione della tassazione al 20% per tutti gli strumenti d'investimento, a eccezione dei titoli di Stato che manterranno l'aliquota al 12,50%. Una puntualizzazione importante, quella sui BoT, BTp, CcT e CTz «fermi», in un momento in cui, come ha sottolineato lo stesso ministro, è finita l'epoca in cui si potevano piazzare ovunque e a qualsiasi prezzo i titoli di debito che invece ora hanno bisogno del vincolo del pareggio di bilancio altrimenti «nessuno li vuole prendere o li prende con riluttanza».

Il ministro ha confermato l'impegno dell'Esecutivo nel «rendere più flessibile il mercato del lavoro» evitando anche «forme di abuso dei contratti a tempo determinato che creano effetti di instabilità delle persone e sono negative per l'economia». Il Governo agirà «più incisivamente sui costi dei politici» e soprattutto sulla dimensione della politica che è «stratificata, una mano morta che crea costi eccessivi». Per aumentare la produttività, «all'europea», il ministro ha preannunciato festività che potranno essere accorpate la domenica, escludendo le ricorrenze religiose. Non mancherà un'ulteriore stretta alla lotta all'evasione fiscale. «Abbiamo cominciato a rispondere con la disponibilità alla tracciabilità - ha precisato - sui contribuiti di solidarietà, strumenti di allineamento e forme più efficaci di contrasto dell'evasione fiscale in caso di emissione della fattura o della ricevuta».

Tremonti ha informato, qui nel dettaglio, sui contenuti della lettera della Bce, parafrasandola. Per la crescita accolto il suggerimento sulle liberalizzazioni dei servizi locali e professionali «su linee europee». Altro suggerimento visto con favore è la spinta alla contrattazione a livello aziendale per superare un sistema centrale rigido ma Tremonti ha preso le distanze dal «diritto di licenziare» suggerito dalla Bce. «Non è detto che tutto sia condiviso dal Governo», ha puntualizzato anche in riferimento ai tagli agli stipendi dei dipendenti pubblici. Vago sulle pensioni. Unica cifra del ministro quella scartata della «ipotesi drastica e recessiva di scendere di colpo all'1% da un livello del 3,8-3,9% di deficit del 2001».

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