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Questo articolo è stato pubblicato il 15 agosto 2011 alle ore 17:16.

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Bilancio difesa e missioni oltremare: un rapporto contraddittorioBilancio difesa e missioni oltremare: un rapporto contraddittorio

Indebolito da bilanci risicati e da un numero di personale eccessivo, l'apparato militare italiano è stato seriamente provato negli ultimi anni dalle numerose missioni oltremare, molte delle quali di guerra e condotte a notevole distanza dal territorio nazionale. Può apparire paradossale ma all'ingigantirsi degli impegni bellici, dal 2003, non ha corrisposto un incremento dei bilanci della Difesa che, anzi, hanno subito progressive decurtazioni in termini finanziari accentuate ulteriormente se si considerano gli stanziamenti in termini reali.

Ai valori del 2007, quando il bilancio per la Funzione Difesa (cioè i fondi stanziati effettivamente per le forze armate) era di 14,45 miliardi di euro, gli stanziamenti sono cresciuti nel 2008 a 15,4 miliardi (14,9 reali) per poi crollare nel 2009 a 14,3 (13,8 reali). Un livello mantenuto in termini finanziari anche negli ultimi due anni ma che quest'equivale in termini reali a 13,3 miliardi. Le risorse destinate all'apparato militare sono scesa dallo 0,96 del Pil del 2007 allo 0,89 per cento e nei prossimi anni le cose non potranno che peggiorare, con tagli previsti per 1,7 miliardi tra il 2012 e il 2014 più ulteriori decurtazioni previste dalla nuova manovra finanziaria che porterebbero il bilancio della Funzione Difesa sotto i 12 miliardi annui.

Lo sforzo militare nelle operazioni all'estero, che impegnavano circa 10mila soldati nel 2003 e poco più di 7mila oggi, è stato sostenuto in questi anni solo con i fondi ad hoc che il Parlamento approva (di solito ogni sei mesi) per finanziare le operazioni oltremare.

Fondi in costante aumento da meno di un miliardo nel 2005 a 1,1 miliardi nel 2008 fino al miliardo e mezzo del 2009 e 2010 e a 1,55 miliardi di quest'anno. A ingigantire i costi hanno provveduto anche le intense operazioni e i nutriti contingenti aerei e terrestri inviati sul fronte afghano (dove vengono spesi oltre la metà dei fondi italiani per le missioni) che necessitano di ampio supporto logistico. Le speranze del governo di ridurre le spese riducendo l'impegno in Libano e nei Balcani sono state frustrate dall'improvviso conflitto libico: solo con molto ottimismo il governo punta a limitarne i costi ad appena 200 milioni.

Il bilancio annuale della Difesa viene utilizzato al 66% per il pagamento degli stipendi a 178 mila militari, più di quanti ne schierino Germania e Gran Bretagna che però, nonostante i tagli apportati anche a Berlino e Londra, spendono per la Difesa rispettivamente più del doppio e del triplo dell'Italia.

Le risicate risorse destinate all'Esercizio (manutenzioni, addestramento, carburante, gestione infrastrutture), pari quest'anno a 1,44 miliardi, appena il 10 per cento del Bilancio, hanno ridotto le capacità operative di buona parte dei reparti mentre solo le forze destinate alle operazioni all'estero ricevono l'addestramento necessario finanziato con i fondi per le missioni. Stanziamenti a loro volta insufficienti a coprire i costi reali delle operazioni oltremare nelle quali l'usura dei mezzi e i consumi di equipaggiamenti e munizioni sono molto accentuati.

Finora il ministero dello Sviluppo economico aveva stanziato 2/3 miliardi annui per sostenere l'acquisizione di nuovi mezzi affiancando la voce investimenti del bilancio della Difesa (quest'anno pari a 3,45 miliardi) ma i tagli che colpiranno anche il "Mise" renderanno più arduo e certo meno ricco questo stanziamento.

Le missioni all'estero hanno rappresentato in questi anni un fattore di usura dell'apparato militare minato anche dal calo in termini reali dei fondi presenti nel Bilancio Difesa. Al tempo stesso gli stanziamenti per le missioni hanno consentito anche il mantenimento delle capacità operative al punto che alcuni analisti valutano che la fine della missione afghana, previsto nel 2014, e il conseguente taglio dei fondi per le operazioni avrà ripercussioni devastanti sulle forze armate italiane costrette a sopravvivere con un bilancio che si prefigura come appena sufficiente a pagare gli stipendi. Invece di avere forze armate flessibili e di pronto impiego per far fronte alle emegenze abbiamo uno strumento militare che sopravvive solo perchè ci sono le operazioni all'estero.

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