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Questo articolo è stato pubblicato il 15 agosto 2011 alle ore 08:42.

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Il leader libico Muammar Gheddafi - in un audio messaggio diffuso dalla televisione di stato nella notte - ha lanciato un appello ai suoi seguaci per prepararsi «alla battaglia per liberare le città» conquistate dai ribelli e dalla Nato. L'audio messaggio del colonnello Gheddafi - in parte non comprensibile a causa di problemi tecnici - è stato diffuso dalla tv libica mentre si vedevano «in diretta» immagini della piazza verde nel centro di Tripoli dove alcune centinaia di sostenitori del regime sventolavano bandiere verdi e innalzavano ritratti del colonnello.

Il messaggio di Gheddafi giunge mentre il cerchio degli insorti si stringe intorno a Tripoli. È confermata infatti la conquista di Zawiah, snodo strategico a una manciata di chilometri a ovest di Tripoli mentre gli insorti sferravano un attacco a Garyan, meno di 100 km a sud della capitale. Altri scontri di minore entità si registrano a Sorman (a est di Zawiah), che gli insorti affermano di aver conquistato, e Ras Jedir (al confine con la Tunisia).

Tripoli è praticamente accerchiata: i ribelli libici si sono fatti strada, aiutati dai raid della Nato, e a sei mesi esatti dall'inizio della rivolta, scoppiata il 15 febbraio scorso, "sentono l'odore della capitale". I reporter stranieri hanno confermato la conquista di Zawiah, mentre gli insorti sferravano un attacco a Garyan.

A Misurata, la "città martire" stretta tra Tripoli e Sirte, i ribelli hanno posto fine ai bombardamenti sulla città conquistando Tawargha, dove erano piazzate le batterie del rais. La capitale libica è di fatto già isolata, tanto che alcuni giornalisti di SkyNews e Reuters che avevano ottenuto il visto dal governo del rais per entrare nella capitale sono stati costretti a tornare sui propri passi e rientrare in Tunisia: la conquista di Zawiah, una delle città simbolo della rivolta, ha un peso psicologico molto importante, con i ribelli che ora possono tagliare definitivamente l'ultima via di rifornimento via terra, e quindi chiudere il rubinetto al carburante e al cibo che arrivavano dalla Tunisia.

A Zawiah, i ribelli hanno issato la propria bandiera nel centro della città, divenuta un simbolo della rivolta dopo la sanguinosa repressione a marzo delle manifestazioni anti-regime per mano della temibile 32/a Brigata guidata da Khamis Gheddafi. La principale moschea, nel centro di Zawiah, venne rasa al suolo. Un testimone ha riferito di aver visto stamani un gruppo di 50 ribelli vicino al principale mercato che gridavano «Allah Akba». I fedelissimi del rais sono attestati fuori dalla città, lungo la strada che porta a Tripoli, e da alcune postazioni fanno fuoco con l'artiglieria. Ma sui tetti degli edifici si annidano ancora i cecchini del regime, almeno dieci ribelli sarebbero stati uccisi, riferiscono gli stessi insorti.

Stamani, i ribelli hanno poi sferrato l'attacco a Garyan, un centinaio di chilometri a sud della capitale: «Controlliamo il 70% della città ma la battaglia è ancora in corso», ha detto un ribelle. I cronisti, attestati a una decina di chilometri dal fronte, confermano gli scontri a fuoco, mentre dalla città si levano alte almeno sei colonne di fumo nero. Una brigata di Gheddafi sarebbe stata circondata, mentre un altro gruppo di soldati del rais sarebbe asserragliato in un ospedale, utilizzando i pazienti come scudi umani. Una volta che gli insorti avranno stabilizzato il controllo di Zawiah e Garyan, assicurano di voler puntare sulla capitale libica: «Il prossimo obiettivo è Tripoli», sottolineano.

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