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Questo articolo è stato pubblicato il 16 agosto 2011 alle ore 09:50.

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Il leader libico Muammar Gheddafi durante il summit Africa-Sud America del settembre 2009(Reuters)Il leader libico Muammar Gheddafi durante il summit Africa-Sud America del settembre 2009(Reuters)

Tripoli è circondata dai ribelli, giunti ormai a 50 chilometri dalla periferia della capitale libica, e Gheddafi potrebbe trattare l’esilio in Venezuela, ospite del presidente Hugo Chavez. Gli sviluppi militari degli ultimi giorni hanno visto gli insorti conquistare Zawya chiudendo così, sei mesi dopo l’inizio della rivolta contro il regime, l’ultima via aperta ai rifornimenti che arrivavano a Tripoli dal confine tunisino.

I reporter stranieri hanno confermato la conquista della città a ovest della capitale (insorta nel febbraio scorso ma riconquistata in marzo dalle truppe lealiste) dove permangono alcune sacche di resistenza e nuclei di cecchini

A sud i ribelli continuano ad attaccare Garyan, 80 chilometri dalla capitale, mentre altri scontri sono in corso a Sorman (a est di Zawiah) e a Ras Jedir, al confine con la Tunisia. Anche Misurata sembra ormai fuori tiro per le artiglierie di Gheddafi dopo la caduta di Tawargha, dove erano piazzate le batterie del rais.

Progressi resi possibili dalle continue incursioni degli aerei della Nato che dal marzo scorso hanno effettuato oltre 19 mila sortite sulla Libia delle quali 7.200 da attacco. I successi degli insorti non significano però che la guerra sia finita. Per prendere Tripoli occorrono forze molto consistenti, al momento non disponibili tra i ribelli secondo quanto sostenuto nei giorni scorsi dal ministro della Difesa Francese Gerard Longuet.

Inoltre nelle ultime battaglie gli insorti hanno subito forti perdite, qualcuna dovuta anche ai jet della Nato che hanno colpito almeno un veicolo corazzato dei lealisti catturato dai miliziani.

Infatti, nonostante l’avanzata dei ribelli, i reporter presenti a Tripoli riferiscono che non vi sono segni che facciano pensare a una imminente battaglia per la sua conquista. Secondo la Reuters, la vita procede secondo ritmi ordinari e pochi sono i segni di apprensione per quello che potrebbe verificarsi nelle prossime ore. La famiglie hanno festeggiato la fine di una giornata di digiuno, imposto dal mese di Ramadan, e, almeno per ora, nessuno pensa a fuggire dalla città.

Se non vi saranno sollevazioni popolari di massa l’assedio di Tripoli potrebbe quindi richiedere ancora molto tempo e molto sangue sia per il rischio che gli scontri e i raids aerei provochino molte vittime tra i civili sia perché le forze di Gheddafi barricate nella capitale potrebbero combattere con tenacia l’ultima battaglia contro un nemico che ha molto di cui vendicarsi. Oltre a Tripoli le forze fedeli al raìs controllano ancora molte città incluse Zliten, Sirte e Brega.

Per colpire i ribelli all’attacco di quest’ultima città, importante polo petrolifero della Cirenaica 240 chilometrri a sud ovest di Bengasi, i lealisti avrebbero lanciato ieri per la prima volta in questo conflitto un missile balistico Scud.

Lo ha detto all'agenzia di stampa France Presse un responsabile della Difesa americano, precisando che il missile è caduto nel deserto senza fare vittime. ''Pensiamo che abbia cercato di colpire Brega ma che abbia sbagliato il bersaglio di circa 80 chilometri”. Gheddafi disponeva di vecchi missili Scud B con gittata di 300 chilometri che avrebbero dovuto essere stati distrutti dopo la rinuncia di Tripoli a possedere armi di distruzione di massa. Secondo la Bbc nell'arsenale del regime vi sono ancora oltre 200 Scud ma non è chiaro in quali condizioni si trovino e se l'esercito sia nelle condizioni di impiegarli.

I lealisti controllano ancora molti centri del sud, nel deserto del Fezzan, dove Gheddafi potrebbe fuggire e continuare a combattere puntando sulle già più che evidenti divisioni e rivalità tra le diverse anime degli insorti privi di un vero governo e con un esercito composto da che una quarantina di formazioni di diversa ispirazione tribale e politica.

In un messaggio audio Gheddafi ha esortato i suoi sostenitori a liberare le città invase dai ribelli e dalla Nato ma accanto all’ipotesi di una battaglia all’ultimo sangue nelle strade di Tripoli sembra farsi strada la possibilità di una soluzione negoziata.

Colloqui segreti tra ribelli e rappresentanti del governo sono in corso dalla notte tra domenica e lunedì “in un hotel di Djerba sotto stretta protezione'' come ha detto una fonte vicina agli ambienti della sicurezza tunisina aggiungendo che ai colloqui partecipano ministri e responsabili della sicurezza del regime.

L'ex primo ministro giordano Abdoul Ilhan al-Khatib, inviato speciale del segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon, è arrivato ieri a Tunisi per partecipare "ai colloqui tra i rappresentanti del regime di Muammar Gheddafi e quelli della ribellione".

Il raìs è davvero disposto a trattare la sua uscita di scena e risparmiare a Tripoli una battaglia casa per casa o si tratta dell’ennesimo bluff per guadagnare tempo e dividere il fronte degli insorti? Una fonte anonima vicina a una delegazione impegnata nei colloqui ha riferito che ai negoziati di Djerba partecipa anche un emissario del presidente venezuelano Hugo Chavez, alleato e amico personale del raìs. La presenza del diplomatico di Caracas induce a ritenere che Gheddafi valuti la possibilità di lasciare la Libia per trasferirsi in Venezuela in un esilio dorato al riparo dal rischio di estradizione.

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