Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2011 alle ore 08:04.

My24
L'Europa apre agli eurobond (imagoeconomica)L'Europa apre agli eurobond (imagoeconomica)

dal nostro corrispondente Beda Romano
FRANCOFORTE. Poco alla volta l'idea di creare un vero bilancio europeo sta prendendo quota in Europa. La proposta lanciata ieri da Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio dalle colonne del Sole 24 Ore sta alimentando le discussioni a poche settimane da una rentrée autunnale che vedrà il parlamento europeo dibattere della questione. In Germania, il governo federale frena. Ma fino a quando?

«Mi sembra che sia solo questione di tempo. La crisi ha mostrato chiaramente che bilanci nazionali non sono compatibili con una moneta unica e che la zona euro ha bisogno di un vero mercato obbligazionario», commenta Guy Verhofstadt, deputato europeo, reagendo alle proposte di Prodi e Quadrio Curzio. «Le loro idee», aggiunge l'ex primo ministro belga, «vanno nella giusta direzione».

In una lettera al giornale pubblicata ieri, l'ex presidente del consiglio e il professore dell'Università Cattolica di Milano hanno proposto la nascita di un Fondo finanziario europeo di mille miliardi di euro, garantito in parte dalle riserve auree delle banche centrali nazionali e dalle partecipazioni degli stati nelle imprese pubbliche. Il Fondo avrebbe la capacità di emettere titoli per 3.000 miliardi di euro.

Il denaro verrebbe utilizzato da un lato per nuovi investimenti infrastrutturali e dall'altro per riacquistare debito pubblico nazionale. Dietro alla proposta Prodi-Quadrio Curzio si nasconde il sentimento che la zona euro possa uscire dalla crisi economica e politica solo attraverso maggiore integrazione. La nascita di un bilancio europeo permetterebbe di aiutare i paesi più deboli, rafforzando nel contempo l'unione.
«Il sistema attuale non è compatibile con l'euro», spiega Verhofstadt.

«Possiamo discutere delle diverse modalità, ma mi sembra ovvio che senza cambiamenti radicali l'Unione europea è destinata a un lento declino. Un trasferimento di competenze dalla periferia al centro è indispensabile in un contesto in cui i paesi hanno messo in comune la propria moneta. Come credere che si possa far convivere l'euro con lo stato-nazione?»

Zsolt Darvas, economista del centro Bruegel a Bruxelles, considera la proposta di Prodi e di Quadrio Curzio «molto interessante». Sulle modalità tecniche esprime qualche incertezza. Prima di tutto nota che gli autori non si sono posti il problema del rating del fondo. Poi si chiede se finanziare il servizio del debito dello stesso fondo con il reddito proveniente dalle partecipazioni azionarie degli stati sia realmente possibile.

«Ciò detto, la proposta è molto utile - aggiunge Darvas -. Soprattutto è interessante il fatto che il denaro del fondo debba servire sia per il riacquisto di obbligazioni nazionali sia per investimenti nell'economia reale. I debiti pubblici dei singoli paesi verrebbero ridotti, ma rimarrebbero in circolazione, garantendo quel confronto tra paesi e quella disciplina di bilancio che la Germania considera essenziale».

Da Berlino, il governo tedesco non ha voluto commentare direttamente la proposta Prodi-Quadrio Curzio. Un funzionario del ministero delle Finanze ha però spiegato che agli occhi della Germania «le obbligazioni europee potranno essere introdotte solo alla fine di un lungo processo di convergenza fiscale nella zona euro e alla luce di una forte centralizzazione delle politiche di bilancio».

Inoltre, secondo il funzionario del governo, «gli eurobonds richiederebbero un laborioso lavoro di riforma istituzionale, in Europa e in Germania». L'appunto è ragionevole, ma dietro alla posizione tedesca sembra spesso nascondersi anche l'opposizione a cambiare l'assetto della zona euro: per un'innata difficoltà a cambiare le regole in una situazione d'emergenza? O per una qualche forma di nazionalismo?
Eppure, anche in Germania il dibattito sulla creazione di eurobonds europee sta mettendo radice. Nelle file democristiane c'è chi esorta a maggiore flessibilità, mentre il segretario generale del partito socialdemocratico Andrea Nahles ha spiegato di recente: «Le obbligazioni europee sono lo strumento meno costoso, più sostenibile e più efficace per uscire dalla crisi».

Anche nel mondo accademico la discussione è viva. Il presidente dell'istituto Ifo di Monaco, Hans-Werner Sinn reputa le obbligazioni europee «una droga dolce», ma secondo Peter Bofinger, uno dei cinque saggi del governo federale, gli eurobonds avrebbero il merito di «evitare il fallimento di un paese membro». I più ottimisti, come Verhofstadt, considerano che sia solo questione di tempo.

«Gli eurobonds comportano tre vantaggi per la Germania: rafforzerebbero la moneta unica, creerebbero un grande mercato obbligazionario da 4.000-5.000 miliardi di euro, consentirebbero alla lunga un calo dei tassi d'interesse», afferma l'ex primo ministro belga. «Le pressioni dei mercati indurranno alla fine i tedeschi a ricredersi anche perché si renderanno conto che è la soluzione meno costosa».

In autunno, la Commissione Europea dovrebbe presentare il proprio progetto di obbligazione europea. Ieri il portavoce Olivier Bailly ha precisato che se ne discuterà dopo che verrà varato il rafforzamento della governance economica.

La partita, tutta in salita, metterà a confronto le due anime dell'unione: il parlamento che vuole promuovere l'integrazione europea e il consiglio che tende a difendere le sovranità nazionali.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi